In questo tempo dell’anno la parola che più ricorre è “venire”. Già il tempo liturgico si chiama “avvento”, venuta: c’è qualcuno che viene: occorre svegliarsi, essere pronti, attendere, prepararsi per accoglierlo. C’è uno che viene: la sua venuta è prevista, è invocata fin dal profondo dei secoli. Ma come verrà? Prima di tutto: verrà perché lo ha deciso Lui stesso. Verrà gratuitamente, spinto dal suo solo amore, con il consiglio della sua” famiglia “.
Verrà per portare felicità all’uomo: l’uomo è il termine della sua venuta, l’uomo nella sua realtà di persona smarrita perché ha perso il senso del suo esistere, si è messo su una strada sbagliata, ha bisogno di un liberatore, di un Salvatore. Ma come entrare nell’ambito vitale di questo uomo? Colui che viene sceglie la via dell’umiltà e la via della povertà, la via del silenzio. Mentre tutto tace, nessuno si accorge dell’avvenimento, in un luogo periferico, disadatto, senza alcun conforto, viene il Figlio di Dio, il Verbo eterno si cala nella storia umana: E viene nascendo come un bambino bisognoso di tutto, non autosufficiente, pieno di fragilità e ricco solo di tenerezza.
A noi chiede di essere riconosciuto come Dio che viene mosso da un amore smisurato e chiede anche di essere accolto senza alcun timore: non ci toglie niente, non cerca un regno (Erode non ha capito niente!). Il suo nome è Gesù, che significa “Dio salva”, perchè distrugge la nostra schiavitù, dona la libertà rendendoci tutti figli, ci restituisce la dignità di fratelli di un’unica famiglia, ci riapre la via verso la patria. A noi chiede di essere accolto con i sentimenti di quel gruppetto (i poveri di Javeh) che lo accoglie: come Maria la madre, come Giuseppe il padre putativo, come Elisabetta che era trepida per questa nascita mentre portava sulle braccia il piccolo Giovanni Battista, del suo marito Zaccaria, dei vecchi Simeone e di Anna che pregavano nel tempio. Queste erano persone rette, giuste. Ma questa nascita era per tutta l’umanità e si manifesta anche per gente non così onesta, dalla vita non del tutto limpida, a gente povera, dalla vita sofferente: a pastori che per difendere il gregge ne condivide disagi e precarietà nella notte. A questi pastori apparve l’angelo del Signore rivelando a chiare parole quello che la misericordia di Dio stava operando, invitandoli alla lode del Signore: Gloria a Dio nei cielo e pace in terra agli uomini che Dio ama.
E per loro si improvvisa una festa di angeli….. Ad essi l’Angelo dà anche un segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Ed essi accolsero l’invito e si dissero: andiamo su a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Quando videro il bambino scoppiarono di gioia e nel loro cuore si ricordarono delle promesse di Dio, nel loro intimo sorse anche una benedizione perché Dio aveva mandato il Messia. Ed annunciarono aMaria e a Giuseppe quel che avevano detto gli angeli. Poi tornarono trasformati e pieni di gioia; a quelli che incontravano raccontavano tutto e così la notizia si diffuse.
Il bambino Gesù aveva anche un altro nome che tanti secoli prima aveva dato a lui il Profeta Isaia: “a lui sarà dato il nome di Emmanuele” che significa “Dio con noi”. Con lui infatti Dio ha posto definitivamente la sua tenda a fianco alle nostre tende, Dio ha assunto la nostra carne, la nostra umanità, è diventato uno di noi, facendo diventare realtà il suo desiderio concepito fin dall’inizio: vivere in comunione con noi. Con l’Emmanuele l’umanità è stata definitivamente unita al suo Creatore ed è tornata a splendere la somiglianza con Lui. Questo bambino ha distrutto la solitudine che sta attanagliando anche il nostro tempo fragile e incerto, minacciato da una pandemia che ancora ci sfugge. “Oggi Dio è con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia. Con noi nella nostra povertà, con noi nella sua benignità. Con noi nella nostra miseria, con noi nella sua misericordia… Non abbiamo potuto ascendere in cielo per essere con Dio, e allora Dio è disceso dal cielo per essere l’Emmanuele, il Dio – con – noi” (Aelredo di Rievaullx).
P. Lorenzo Di Giuseppe