Il 29 novembre u.s. presso la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo in Bologna la Fraternità Francescana Frate Jacopa insieme alle Parrocchie di Fossolo e di S. Rita, hanno dato luogo al primo incontro del Ciclo “Abitare la terra. Abitare la città” col Prof. Pierluigi Malavasi, docente ordinario di Pedagogia e Direttore ASA (Alta Scuola Ambiente) presso l’Università Cattolica di Brescia, sul tema: “Abitare la terra con fede: l’ottava opera di misericordia”.
La serata è stata introdotta da Lucia Baldo (FFFJ) che ha sottolineato come, per questo ciclo di incontri, sia stata scelta la via dell’abitare proposta dal Convegno Ecclesiale Nazionale, una via che interfaccia le altre quattro vie presentate a Firenze 2015: Uscire, Annunciare, Educare, Trasfigurare. L’abitare è sempre in uscita e non si arrocca mai sulle proprie sicurezze; inoltre l’abitare richiede un annuncio dinamico e gioioso del Vangelo, poiché non è mai chiuso in se stesso.
L’abitare significa altresì trasformare l’ambiente in modo da “tirar fuori” (educere) la propria umanità, plasmandola su quella di Cristo, l’uomo perfetto; infine comprende il “trasfigurare” ovvero il saper vedere oltre il confine delle cose, per cogliere l’unità profonda di tutto, in Cristo Gesù.
È stata una serata animata e improntata alla creatività quella in cui il Prof. Malavasi ha riflettuto insieme ai partecipanti sul tema “Abitare la terra con fede: l’ottava opera di misericordia”, prendendo come spunto il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato 2016: “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”.
In esso l’“ottava opera di misericordia” viene così presentata: “«Niente unisce maggiormente con Dio che un atto di misericordia – sia che si tratti della misericordia con la quale il Signore ci perdona i nostri peccati, sia che si tratti della grazia che ci dà per praticare le opere di misericordia in suo nome».
Parafrasando san Giacomo, «la misericordia senza le opere è morta in se stessa. A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato, alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative. In questo modo la via della misericordia diventerà sempre più concreta».
La vita cristiana include la pratica delle tradizionali opere di misericordia corporali e spirituali. «Di solito pensiamo alle opere di misericordia ad una ad una, e in quanto legate ad un’opera: ospedali per i malati, mense per quelli che hanno fame, ostelli per quelli che sono per la strada, scuole per quelli che hanno bisogno di istruzione, il confessionale e la direzione spirituale per chi necessita di consiglio e di perdono… Ma se le guardiamo insieme, il messaggio è che l’oggetto della misericordia è la vita umana stessa nella sua totalità».
Ovviamente la vita umana stessa nella sua totalità comprende la cura della casa comune.
Quindi, mi permetto di proporre un complemento ai due tradizionali elenchi di sette opere di misericordia, aggiungendo a ciascuno la cura della casa comune. Come opera di misericordia spirituale, la cura della casa comune richiede «la contemplazione riconoscente del mondo» (LS 214) che «ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare» (ibidem, 85). Come opera di misericordia corporale, la cura della casa comune richiede i «semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo […] e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore» (ibidem, 230-231)”.
Facendo ricorso a una prossemica che invita al dialogo, il Prof. Malavasi ha riunito in circolo i partecipanti per trasformarli da passivi uditori a protagonisti attivi, in modo che si sentissero maggiormente coinvolti e sollecitati a confrontarsi sulle tematiche proposte dall’Enciclica, avviando un dialogo vivace e costruttivo con il relatore e tra di loro.
“Affrontare queste sfide è compito degli uomini e delle donne di fede, che non possono smarrire mai la speranza che la vita vinca sempre la morte. Stiamo cercando la strada che apra alla speranza – ha detto Malavasi – poiché siamo certi che il Creatore non ci abbandona, non fa marcia indietro, non si pente di averci creato. Questa è la fede. Abitare con fede vuol dire confidare completamente in Lui; vuol dire, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, avere tre parole in mente: terra, lavoro e casa.
Sono parole rivolte a tutti gli abitanti della terra, così come l’Enciclica è rivolta a tutti”.
Il lavoro deve essere “buono”, “le attività professionali devono rispettare l’ambiente, se ci vogliamo bene, se ci consideriamo davvero responsabili dell’altro, del suolo che calpestiamo. La terra è il nostro corpo, per cui se le facciamo del male, facciamo del male a noi stessi”.
Nonostante molti dicano che l’attenzione all’ambiente da parte della Chiesa è recente, in realtà già il Concilio Vaticano II aveva ben presente che non si può scherzare quando sono in gioco lo sviluppo dei popoli e la pace sulla terra. I documenti del beato Paolo VI, di S. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI presentano una straordinaria continuità su questo tema.
Tutti sono chiamati a fare la propria parte in tema di cultura della sostenibilità: gli universitari, i centri di ricerca, l’ASA. Nel 2008 l’ASA è stata fondata proprio perché la città di Brescia era (ed è) fortemente inquinata.
“Siamo un piccolo seme. Non ci viene chiesto di cambiare il mondo, ma di essere testimoni. E non è poco”, ha detto il Direttore di ASA.
Le terre che abitiamo stanno diventando sempre più aride. La zona di fertilità delle terre si sta assottigliando. L’acqua è così preziosa che diventerà la frontiera di ogni guerra. Le terre vengono depredate, conquistate per i metalli preziosi, per l’aumento della produzione agricola. Sembra che la terra sia solo un giacimento da cui estrarre ciò che esiste di più prezioso, cioè sia senz’anima e abbia esclusivamente un valore economico.
La risposta di Papa Francesco alle sfide lanciate dalla Laudato Si’ è molto considerevole, perché affonda le sue radici nell’emergenza e nella minaccia costituita dal grido della terra, ma per cambiare con urgenza e in profondità l’attuale modello di sviluppo, procedendo con sicurezza e con fiducia.
“La terra non è fatta solo per essere rapinata. La Laudato Si’ mi ha convinto dal giorno in cui l’ho accostata per la prima volta. È interessante notare – ha detto il Prof. Malavasi – che già nei titoli la parola più utilizzata non è ambiente, ma qualcosa che ci richiama alle relazioni interpersonali, come le parole ecologia e dialogo .
Ciò che fa la differenza sul modo con cui abitiamo con fede la terra, è il dialogo che riusciamo a costruire tra noi, e l’incontro, la capacità di condividere, di far sì che da ciò che riusciamo a costruire tra noi, nasca, germogli il futuro”.
Sono sotto gli occhi di tutti le scelte di tenere dentro la cerchia di mura delle città, fabbriche con un forte impatto ambientale, come avviene a Taranto o a Brescia che ha all’interno della sua cerchia di mura ben tre acciaierie. Questo ci fa pensare che se non intervengono il dialogo e le relazioni umane, si creano disagi che alterano la stessa qualità della vita.
L’Enciclica Laudato Si’ non è antieconomica né antisistemica, poiché essa non dice niente di diverso da quello che i rapporti internazionali legati allo stato del pianeta dicono da decenni. Inoltre non c’è nessun disprezzo nei confronti della scienza.
ECOLOGIA INTEGRALE. LAUDATO SI’. RICERCA, FORMAZIONE, CONVERSIONE
a cura di Claudio Giuliodori e Pierluigi Malavasi, Edizioni Vita e Pensiero
Il creato è un dono. Non è qualcosa che si compra. Ci precede e ci supererà. un dono che deve essere condiviso. Come vogliamo lasciare questa terra? A che scopo lavoriamo, perché studiamo? Ci viene chiesto di guardare la realtà in modo organico, dal momento che tutto è in relazione. E la vita ci sfida a rispondere a due domande: perché la terra ha bisogno di noi? Dov’è tuo fratello? Sono questi gli interrogativi al centro della Lettera Enciclica Laudato Si’. Sulla cura della casa comune con cui Papa Francesco si rivolge a tutte le persone che abitano il pianeta. E da tali questioni prende le mosse il volume curato da Claudio Giuliodori e Pierluigi Malavasi.
Ai giovani, protagonisti del cambiamento, è dedicato il libro, nel quale autorevoli studiosi si confrontano su temi toccati dal documento pontificio. La radice umana della crisi ecologica chiama in causa la politica e l’economia, i percorsi educativi e la ricerca scientifica. Con peculiari sensibilità disciplinari, gli Autori dei diversi saggi concentrano l’attenzione su quell’ecologia integrale che costituisce il cuore dell’Enciclica.
Ecologia integrale come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. Tutto è connesso: la responsabilità verso l’ambiente e l’inclusione sociale dei poveri, il rispetto delle culture umane e le linee d’azione per uno sviluppo equo e solidale. Ecologia integrale per puntare su nuovi stili di vita: alleanza, dialogo e pellegrinaggio per custodire la Terra Santa di Dio