Viviamo giorni difficili: la pandemia ci ha incurvati, ci ha posto nel cuore un’angoscia dalla quale con difficoltà stiamo uscendo. A questa situazione si è sovrapposta la guerra insensata e crudele che la Russia ha intrapreso invadendo e contro ogni diritto l’Ucraina. Papa Francesco parlando di questa guerra l’ha chiamata “nuova sciagura, che dopo il Covid-19 si è affacciata all’orizzonte” e nel Messaggio per la V Giornata Mondiale dei Poveri ha esclamato: “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità”. Questa guerra, sfacciatamente ingiusta, sta mettendo tutta l’umanità con le spalle al muro: difatti non possiamo rimanere a guardare, non è possibile sopportare una violenza che distrugge persone, bambini, donne, famiglie intere, strutture, ambiente.
Cosa possiamo fare, come uscire da questo inferno?
Abbiamo di fronte prepotenza, cuori duri e insensibili.
Ma allora tutto è così inevitabile e la forza bruta della guerra deve prevalere? Papa Francesco, mettendo in gioco tutte le sue risorse, esorta anche ognuno di noi e i nostri gruppi a spenderci il più possibile per edificare il bene grande della pace, a tener viva la speranza della pace, consapevoli che il conflitto e la guerra non sono inevitabili, non sono aspetti originali della vita dell’uomo, che non trova la sua pienezza ripiegandosi sul proprio “io”, nell’adorazione del proprio presunto benessere: l’uomo è un essere comunionale, che si realizza solo nelle buone relazioni con gli altri. Ancora Papa Francesco ci dice che in questa guerra “si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace”.
Il Calendario Francescano 2023 ci invita a lasciarci coinvolgere sempre di più e a trovare insieme gesti e parole che possano dar voce a questa invocazione della pace.
L’appello di S. Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in Terris, rivolto ai responsabili dei popoli affinchè “difendano il gran dono della pace” (PT 91), dobbiamo gridarlo forte a tutti i governanti. Sulla stessa linea si pone Benedetto XVI che auspica “che possiamo essere veri operatori e costruttori di pace, in modo che la città dell’uomo cresca in fraterna concordia, nella prosperità e nella pace” (Messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2013).
Sono parole rivolte ad ogni cristiano che esprimono lo spirito nuovo del Concilio Vaticano II che vuole responsabilizzare tutti a diventare “artigiani di pace”, come dice Papa Francesco o, secondo un’espressione cara a S. Giovanni Paolo II, a divenire “operai mandati dal padrone di casa a lavorare nella sua vigna” (CL 7). Ma questa presenza dei seminatori di pace non può essere formata da individui isolati. “La Parola di Dio sollecita ogni credente a cercare la pace insieme agli altri”, dice Papa Francesco (GE 88). E, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2020, dà a questa ricerca comune il nome di “fratellanza” che egli giudica “reale” se “basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca”.
S. Francesco visse in un periodo di forti conflittualità spesso deflagrate in guerre vere e proprie, come quella tra Assisi e Perugia, alla quale il Santo partecipò. Gli assisani vennero sconfitti ed anche Francesco fu fatto prigioniero e in prigione ebbe una tremenda sofferenza.
In seguito a questa dolorosa esperienza egli cadde in una crisi profonda dalla quale poté riprendersi solo approdando a un cammino di conversione che lo portò ad incontrare il volto di Cristo soprattutto negli ultimi, a partire dai lebbrosi posti ai margini della città. Nel Testamento di S. Francesco leggiamo che egli usò con essi misericordia. Questo verbo “usare misericordia” è un invito a cercare la pace instaurando la fraternità che si ottiene realizzando il servizio umile della lavanda dei piedi proposta da Cristo, che il Vaticano II ha indicato come “il principio e il modello di questa umanità rinnovata permeata di amore fraterno, di sincerità e di spirito di pace” (AG 1107).
A tutti porgiamo l’augurio di un felice anno 2023 col saluto di S. Francesco: “Il Signore ti dia la pace”. Questo saluto è un invito a cercare l’origine della pace in Dio, anziché in noi stessi, nei nostri progetti e nei nostri piani d’azione.
Perciò, guardando la “meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso” (LS 10) realizzata dal Santo di Assisi, armonia che con tutte le forze e soprattutto con l’aiuto del Signore speriamo presto di raggiungere, cerchiamo di fare della nostra vita un perenne rendimento di grazie al Signore che è venuto tra noi prendendosi il carico delle nostre vicende e per la pace che Egli ci dona, rendendoci partecipi del mistero della croce, mistero dell’amore che salva.

Il Cantico