Cari fratelle e sorelle, buongiorno!
Ci fu un tempo in cui le chiese erano orientate verso est. Si entrava nell’edificio sacro da una porta aperta verso occidente e, camminando nella navata, ci si dirigeva verso oriente. Era un simbolo importante per l’uomo antico, un’allegoria che nel corso della storia è progressivamente decaduta. Noi uomini dell’epoca moderna, molto meno abituati a cogliere i grandi segni del cosmo, quasi mai ci accorgiamo di un particolare del genere. L’occidente è il punto cardinale del tramonto, dove muore la luce. L’oriente, invece, è il luogo dove le tenebre vengono vinte dalla prima luce dell’aurora e ci richiama il Cristo, Sole sorto dall’alto all’orizzonte del mondo (cfr Lc 1,78).
Gli antichi riti del Battesimo prevedevano che i catecumeni emettessero la prima parte della loro professione di fede tenendo lo sguardo rivolto verso occidente. E in quella posa venivano interrogati: “Rinunciate a Satana, al suo servizio e alle sue opere?”- E i futuri cristiani ripetevano in coro: “Rinuncio!”. Poi ci si volgeva verso l’abside, in direzione dell’oriente, dove nasce la luce, e i candidati al Battesimo venivano di nuovo interrogati: “Credete in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo?”. E questa volta rispondevano: “Credo!”.
Nei tempi moderni si è parzialmente smarrito il fascino di questo rito: abbiamo perso la sensibilità al linguaggio del cosmo. Ci è rimasta naturalmente la professione di fede, fatta secondo l’interrogazione battesimale, che è propria della celebrazione di alcuni sacramenti. Essa rimane comunque intatta nel suo significato. Che cosa vuol dire essere cristiani? Vuol dire guardare alla luce, continuare a fare la professione di fede nella luce, anche quando il mondo è avvolto dalla notte e dalle tenebre.
I cristiani non sono esenti dalle tenebre, esterne e anche interne. Non vivono fuori dal mondo, però, per la grazia di Cristo ricevuta nel Battesimo, sono uomini e donne “orientati”: non credono nell’oscurità, ma nel chiarore del giorno; non soccombono alla notte, ma sperano nell’aurora; non sono sconfitti dalla morte, ma anelano a risorgere; non sono piegati dal male, perché confidano sempre nelle infinite possibilità del bene. E questa è la nostra speranza cristiana. La luce di Gesù, la salvezza che ci porta Gesù con la sua luce che ci salva dalle tenebre.
Noi siamo coloro che credono che Dio è Padre: questa è la luce! Non siamo orfani, abbiamo un Padre e nostro Padre è Dio. Crediamo che Gesù è sceso in mezzo a noi, ha camminato nella nostra stessa vita, facendosi compagno soprattutto dei più poveri e fragili: questa è la luce! Crediamo che lo Spirito Santo opera senza sosta per il bene dell’umanità e del mondo, e perfino i dolori più grandi della storia verranno superati: questa è la speranza che ci ridesta ogni mattina! Crediamo che ogni affetto, ogni amicizia, ogni buon desiderio, ogni amore, perfino quelli più minuti e trascurati, un giorno troveranno il loro compimento in Dio: questa è la forza che ci spinge ad abbracciare con entusiasmo la nostra vita di tutti i giorni! E questa è la nostra speranza: vivere nella speranza e vivere nella luce, nella luce di Dio Padre, nella luce di Gesù Salvatore, nella luce dello Spirito Santo che ci spinge ad andare avanti nella vita.
Vi è poi un altro segno molto bello della liturgia battesimale che ci ricorda l’importanza della luce. Al termine del rito, ai genitori – se è un bambino – o allo stesso battezzato – se è adulto – viene consegnata una candela, la cui fiamma è accesa al cero pasquale. Si tratta del grande cero che nella notte di Pasqua entra nella chiesa completamente buia, per manifestare il mistero della Risurrezione di Gesù; da quel cero tutti accendono la propria candela e trasmettono la fiamma ai vicini: in quel segno c’è la lenta propagazione della Risurrezione di Gesù nelle vite di tutti i cristiani. La vita della Chiesa – dirò una parola un po’ forte è contaminazione di luce. Quanta più luce di Gesù abbiamo noi cristiani, quanta più luce di Gesù c’è nella vita della Chiesa più essa è viva. La vita della Chiesa è contaminazione di luce.
L’esortazione più bella che possiamo rivolgerci a vicenda è quella di ricordarci sempre del nostro Battesimo. Io vorrei domandarvi: quanti di voi si ricordano la data del proprio Battesimo? Non rispondete perché qualcuno proverà vergogna! Pensate e se non la ricordate, oggi avete i compiti da fare a casa: va dalla tua mamma, dal tuo papà, dalla tua zia, dal tuo zio, dalla tua nonna, nonno e domanda loro: “Qual è la data del mio Battesimo?”. E non dimenticarla più! È chiaro? Lo farete? L’impegno di oggi è imparare o ricordare la data del Battesimo, che è la data della rinascita, è la data della luce, è la data nella quale – mi permetto una parola – nella quale siamo stati contaminati dalla luce di Cristo. Noi siamo nati due volte: la prima alla vita naturale, la seconda, grazie all’incontro con Cristo, nel fonte battesimale. Lì siamo morti alla morte, per vivere da figli di Dio in questo mondo. Lì siamo diventati umani come mai lo avremmo immaginato. Ecco perché tutti quanti dobbiamo diffondere il profumo del Crisma, con cui siamo stati segnati nel giorno del nostro Battesimo. In noi vive e opera lo Spirito di Gesù, primogenito di molti fratelli, di tutti coloro che si oppongono all’ineluttabilità della tenebra e della morte.
Che grazia quando un cristiano diventa veramente un “cristo-foro”, vale a dire “portatore di Gesù” nel mondo! Soprattutto per coloro che stanno attraversando situazioni di lutto, di disperazione, di tenebre e di odio. E questo lo si capisce da tanti piccoli particolari: dalla luce che un cristiano custodisce negli occhi, dal sottofondo di serenità che non viene intaccato nemmeno nei giorni più complicati, dalla voglia di ricominciare a voler bene anche quando si sono sperimentate molte delusioni. In futuro, quando si scriverà la storia dei nostri giorni, che si dirà di noi? Che siamo stati capaci di speranza, oppure che abbiamo messo la nostra luce sotto il moggio? Se saremo fedeli al nostro Battesimo, diffonderemo la luce della speranza, il Battesimo è l’inizio della speranza, quella speranza di Dio e potremo trasmettere alle generazioni future ragioni di vita.