L’attuale crisi della politica, dei partiti e della democrazia è sotto gli occhi di tutti. Investe vangjpegnon solo la nazione italiana, ma anche l’Europa e tutti i Continenti. Non risparmia neppure il mondo cattolico, i suoi movimenti, le sue istituzioni, i rapporti tra la comunità ecclesiale e i christifideles laici impegnati nel campo della politica. Le cause sono molteplici, ma sicuramente tra i principali fattori va annoverato quello culturale, che si manifesta con i tratti tipici della fluidità. Alla radice vi è una crisi, di natura epistemologica, antropologica ed etica, ulteriormente amplificata dai complessi ed interconnessi fenomeni della globalizzazione, della mediatizzazione, della tecnocrazia, del consumismo materialistico, dell’idolatria del denaro e della mercificazione di quasi tutto il possibile.

La cultura odierna, oltre che dalla fragilità, appare caratterizzata da una volontà di potenza smisurata. Non esistono limiti al desiderio di dominio e di manipolazione. Ci si comporta nell’illusione di essere dèi e demiurghi, subendo ineluttabilmente lo scacco del fallimento e dell’effimero, data l’insopprimibile contingenza dell’essere umano.

In tale contesto socio-culturale, la presenza dei cattolici nelle società civili, nella politica e nel mondo va ripensata e rifondata. Va ritrovata la capacità di una visione prospettica e dell’ancoraggio al bene comune, per corrispondere all’essere più profondo dell’umanità, all’unidualità maschile e femminile delle sue componenti, alla vocazione al dono e alla gratuità. Come suggeriva il Card. Bergoglio in uno scritto antecedente alla sua elezione al pontificato, ci si deve riappropriare della democrazia, per abbandonare quelle forme che la coniugano a «bassa intensità», ossia conservando alti tassi di povertà, di disoccupazione e di disuguaglianza, senza capacità di progettazione del futuro, senza inclusione per tutti.1 Occorre ripristinare il primato della politica rispetto all’assolutizzazione dei mercati e della finanza. A problemi globali devono corrispondere istituzioni globali.

Dall’Esortazione apostolica Evangelii gaudium – un testo veramente programmatico per la nuova evangelizzazione del sociale – derivano ampie suggestioni per il rilancio del movimento sociale cattolico, per l’impegno politico, per la progettualità, per la spiritualità dei credenti chiamati a una profonda, intima comunione con Gesù Cristo il quale, con l’accettazione della sua kénosis, si incarna, raggiunge e fa nuove tutte le cose, redimendo e trasfigurando con il suo amore le relazioni e le istituzioni umane, le culture e le società.

In particolare, a fronte di una «democrazia del pubblico», sorta sulle ceneri di quella dei partiti e attraversata da marcate tensioni populistiche ed oligarchiche in direzione di uno svuotamento della partecipazione e della rappresentanza, se vogliono avere una significativa presenza nello scenario partitico, i cattolici devono contribuire creativamente al ripensamento di nuove modalità di partecipazione, di rappresentanza.

Anch’essi debbono dotarsi di una visione di lungo periodo. Debbono abbandonare il congiunturalismo, la preoccupazione di occupare spazi di potere, per impegnarsi a fondo nella gestione di processi di sviluppo integrale, sostenibile, inclusivo.

Sulla scorta del magistero sociale di papa Francesco, sono chiamati ad essere profezia, facendosi costruttori di una società che supera il gap creatosi tra rappresentanti e rappresentati, divenendo professionisti della «cittadinanza attiva e partecipativa», dell’economia e dello sviluppo inclusivi e sostenibili, della rimozione delle cause strutturali delle povertà vecchie e nuove, della ristrutturazione etica dei mercati monetari e finanziari, della umanizzazione dei media, di Internet, della Rete e dei loro contenuti, in una parola, della costruzione di una civiltà dell’amore fraterno sul piano locale e mondiale.

In questo breve saggio, che viene dato alle stampe come supporto a quanti sono impegnati nella nobile arte dell’educazione e, in particolare, della catechesi sociale e della formazione sociale e politica, il lettore troverà in nota alcune domande per facilitare il discernimento e la veicolazione dei contenuti della Evangelii gaudium: un testo che deve fecondare l’intelligenza e l’azione rinnovatrice in entrambi gli ambiti, ecclesiale e sociale.

Una particolare attenzione è stata dedicata ai quattro principi che derivano dai grandi postulati della Dottrina sociale della Chiesa e che papa Francesco ha indicato come essenziali per la costruzione di popoli strutturati come comunità di fraternità, di giustizia e di pace: a) il tempo è superiore allo spazio; b) l’unità prevale sul conflitto; c) la realtà è più importante dell’idea; d) il tutto è superiore alla parte. Infine, non dev’essere dimenticato il metodo dell’incontro e del dialogo sociale. E, soprattutto, il fatto che popoli più pacifici, più fraterni, più giusti potranno esserci se si apriranno all’accoglienza di Gesù Cristo, tramite lo sviluppo di una nuova evangelizzazione del sociale da parte delle comunità cristiane.

1 Cf J. M. BERGOGLIO, Noi come cittadini. Noi come popolo. Verso un bicentenario in giustizia e solidarietà. 2010-2016, LEV-Jaca Book, Città del Vaticano-Milano 2013.

Dalla introduzione di S.E. Mons. Mario Toso, Segretario Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace

 

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