Il Ciclo “Il tempo della cura. Vivere con sobrietà, giustizia, fraternità”, promosso a Bologna dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa in collaborazione con la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo, ha dedicato il suo primo incontro domenica 8 novembre al tema del rapporto tra liturgia e questione ecologica, che ci rimanda alla potenza rigeneratrice della dimensione liturgica nel processo di conversione necessario per custodire e coltivare il progetto del creatore. L’interessante riflessione è stata proposta da Don Stefano Culiersi, Liturgista e Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano.
Ne riportiamo qui alcune tracce in una breve sintesi, rimandando all’approfondimento dell’intero contributo pubblicato nel libro “Il tempo della cura. Vivere con sobrietà, giustizia, fraternità”, recentemente uscito nelle Edizioni Frate Jacopa

La dimensione liturgica si svela vera e propria risorsa per la questione ecologica.
Contro ogni tentativo semplificativo occorre riconoscere la radice umana della crisi ecologica e dunque intervenire sul piano della ricostruzione umana, poiché manca la coscienza di una origine comune, di una comune appartenenza e di un futuro condiviso da tutti.
C’è bisogno di un cambiamento del nostro modo di intendere il ruolo dell’uomo nel mondo e tra i suoi simili: è questa trasformazione che aiuterà a prendersi cura del creato.
Poiché la liturgia esprime e manifesta il mistero della salvezza, ogni volta che celebriamo viene nuovamente svelato il valore della creazione, la nostra origine e la nostra missione nel mondo. Dunque “la conversione ecologica dell’uomo, che lo rinnova nelle sue dinamiche verso il mondo e verso i fratelli, trova nella liturgia un passaggio importante: una potenza di rigenerazione”. Per questa rigenerazione il fedele avrà bisogno di gustare la celebrazione liturgica come il luogo della sua responsabilità: luogo dove Dio lo convoca e lui risponde.
La liturgia, mentre ristabilisce nel cuore dell’uomo la sua dignità di interlocutore, lo chiama a questa sua dignità originaria non isolatamente ma come parte del corpo di Cristo. E come la comunione del corpo di Cristo nel rito è affidata alla mia responsabilità di credente, lo è anche nella prosecuzione della vita, dove occorrerà che io continui ad esprimere fraternità per assumere nello Spirito i tratti del Figlio di Dio.
Occorre prestare attenzione alla conversione del cuore: nella misura in cui permettiamo di rinnovarci, tanto più quella conversione ci farà apprezzare la volontà di Dio, e ci sosterrà nel farla nostra anche di fronte alla mentalità del mondo.
Rispetto alla dittatura del presente che ha prodotto una società priva di speranza, la liturgia affaccia il presente al mondo nuovo. Abbiamo bisogno di permettere alla celebrazione di aprirci a questo orizzonte e di rigenerare in noi la speranza.
Coinvolti nel rito i fedeli rinnovano il loro cuore e anticipano la condizione di resurrezione, di comunione che è il senso della vita di tutto il creato, e vivendo la dimensione della speranza, offrono senso all’abitare il mondo.

Costanza Bosi, Don Stefano Culiersi