Dal Congresso Eucaristico Nazionale – Genova 15-18 settembre 2016

Proponiamo un quadro sintetico delle riflessioni di otto Vescovi che hanno accompagnato le giornate del Congresso, rimandando alla versione completa in www.congressoeucastico.it, dove è possibile ascoltare l’Omelia di S.Em. Card. Angelo Bagnasco alla S. Messa conclusiva del CEN

L’Eucaristia e la via dell’educare
img144La bellezza e la difficoltà della grande avventura dell’educare sono state al centro della catechesi del Vescovo di Savona-Noli, Vittorio Lupi. Educare, come Gesù, «a un modo diverso di vivere il rapporto con Dio e con il prossimo, e di giudicare», con la continua fatica di farsi capire. Compito arduo, perché la nostra è la prima generazione di increduli: «Noi ci troviamo nella strana situazione in cui l’uomo di oggi porta a termine le indagini più complesse ed è muto di fronte alle domande fondamentali, importanti e ineludibili della nostra vita». Infatti «stiamo vivendo un momento cruciale nella vita di fede: quella trasmissione a catena che si tramandava da una generazione all’altra sembra essersi spezzata».
Eppure, ci assicura Gesù, «non siamo soli»: «La fede – ha concluso Lupi – è non scoraggiarci di fronte alle difficoltà, non avere paura delle sfide, nella consapevolezza di non essere soli. L’Eucaristia è sempre con noi. Lo Spirito Santo che ce la dona non ci abbandona mai. A noi di essere coscienti di questa presenza».

La fonte della fraternità
Mons. Alberto Tanasini, Vescovo di Chiavari sul tema “L’Eucaristia e la via della trasfigurazione” ricorda le cinque vie indicate da Firenze e la chiamata della Chiesa Italiana «a offrire al mondo il dono della trasfigurazione», che significa non «rendere evanescente il mondo, ma essere anticipazione di quei cieli e terre nuove di cui parla l’Apocalisse».
La fonte dell’essere fratelli «è nella partecipazione all’Eucaristia, nell’impastarci nell’amore di Dio». E Mons. Tanasini sottolinea che i «cristiani sono anima del mondo, chiamati a portare nel mondo lo spirito di fraternità. Ecco allora la trasfigurazione che vince sull’individualismo, sull’egoismo, che rende, come Cristo, disponibili all’accoglienza”. La trasfigurazione ci mette in grado di «guardare con occhio nuovo il povero, di farlo uscire dalla sua inesistenza, di sopportare i pesi gli uni degli altri», di portare nel mondo misericordia e perdono, riconciliazione », di «fare dell’amore un progetto di vita non soltanto un sentimento, tanto meno un’emozione».

Con rinnovata energia
La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel cuore, di Parola sulle labbra, di profezia nello sguardo. La Chiesa in uscita che tratteggia il vescovo di Albenga-Imperia Mons. Guglielmo Borghetti nella sua catechesi è una Chiesa “capace di sporcarsi le mani con la storia”, ma anche “una Chiesa che trasfigura l’istituzione con il fuoco dell’amore vissuto in comunità parrocchiali autentiche dove ognuno si mette in gioco nel dono di sé, a partire dal vescovo e dai sacerdoti”. In altre parole, una Chiesa in stato di conversione permanente, “innamorata appassionatamente del mondo e dei suoi problemi e intenta ad affrontarli con la forza del Dio ricco di misericordia.
Una Chiesa che si fa serva e mediatrice di un amore che giunge fino al perdono e al dono di sé”. “Una Chiesa così nasce, si alimenta e cresce nella partecipazione all’Eucaristia quotidiana – ha detto Mons. Borghetti –. L’Eucaristia celebrata nel “tempio” ha una forza nutritiva e propulsiva e proietta nel mondo con energie rinnovate”. Dunque, la stessa tensione missionaria diviene “parte costitutiva della forma eucaristica dell’esistenza cristiana”.

L’Eucaristia e la via dell’uscire
Mons. Niccolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova, rintraccia in Evangelii Gaudium il percorso che la comunità credente è chiamata a fare. “Perché uscire prima che essere un fatto personale è un fatto ecclesiale”. E ricorda come la missione, con Gesù che manda i discepoli due a due, dice che “l’evangelizzazione non ha bisogno di eroi solitari, ma di una relazione tra persone che possano testimoniare come si amano”.
Prima delle parole e accanto alle parole, ad indicare agli uomini il volto del Padre è una vita di amore reciproco, è la comunione. Se il contenuto dell’uscire è l’annuncio con la propria vita della misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare, lo stile è quello indicato da Francesco. Il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte: queste le quattro piste per rilanciarle come attesa del mondo da una comunità credente che affonda la sua fede nel mistero dell’Incarnazione. “Una capacità di farsi accanto a ciascuno, certi che, nella concretezza di quell’esperienza, per quanto ferita, c’è il Signore. E rispondere così all’urgenza che è di ogni credente che ha incontrato lo sguardo di Cristo: rivelare al mondo il volto del Padre.