“Laudato sì… sulla cura della casa comune. Custodire la terra coltivare l’umano” è stato il 1549561_LancioGrande-1tema della tre giorni di Convegno, promosso dalla Cooperativa Frate Jacopa a Bellamonte in Val di Fiemme, dal 25  al 27 agosto. Ad aprire il Convegno, che ha visto la partecipazione di esperti e momenti di incontro con la realtà locale, civile ed ecclesiale, è stato il vescovo di Faenza-Modigliana, mons. Mario Toso, per lungo tempo segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, che ha offerto una presentazione dell’Enciclica “Laudato si’”.

Maria Caterina Bombarda lo ha intervistato:

 

R. – Credo che nel presentare l’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco sia fondamentale far comprendere come essa rappresenti un vademecum importante per aiutare i credenti e i non credenti a dare un apporto efficace nella soluzione della crisi ecologica. E e lo è perché aiuta a leggere una questione complessa mediante l’apporto di più saperi. Una delle ragioni per cui non si riesce a uscire dalla crisi ecologica è proprio il fatto che spesso la si approccia attenendosi a una visione riduttiva e settoriale, come quella rappresentata dalla tecnica o da uno schema prettamente economico. In vista della cura della “casa comune”, insegna Papa Francesco, è fondamentale anche l’apporto delle convinzioni di fede.

Un elemento importante illustrato da Papa Francesco è senz’altro il concetto di ecologia integrale, comprensiva di più dimensioni. Questo concetto rappresenta per la questione ecologica quasi un primo principio morale, che deve guidare il discernimento sia nella fase di analisi della situazione sia nella fase dell’offerta di orientamenti pratici, in vista della soluzione della crisi ecologica.

 

D. – Quanto pensa abbiano sentita vicina l’Enciclica “Laudato sì” le comunità trentine e quanto è importante per una comunità locale la cura del territorio?

 

R. – Per la comunità trentina, che vive stretti legami di destino con il creato circostante, la cura di quest’ultimo è fondamentale per la sua stessa identità ambientale, economica e culturale. Credo che l’Enciclica di Papa Francesco rappresenti sia la conferma delle buone pratiche, già poste in atto in quella stupenda regione, sia una specie di carta “magna” per il futuro.

 

D. – Cosa significa nella quotidianità ispirarsi ai principi della “Laudato sì”? Si può scorgere in essi un nuovo stile di vita?

 

R. – Significa anzitutto abituarsi ad avere nei confronti del creato, e dei rapporti tra umanità ed ambiente, uno sguardo più profondo, non superficiale, che consenta di cogliere – come hanno insegnato Cristo stesso e San Francesco d’Assisi – dei messaggi d’amore da parte di Dio. Significa, in secondo luogo, sentirsi uniti da legami invisibili, come esseri che pur nella differenza ontologica formano una sorta di famiglia universale. Inoltre, significa comprendere che il creato ci è dato non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future. Lo scopo finale delle creature, questo dobbiamo mettercelo bene in testa, non siamo noi, bensì Dio.

 

D. – E per quanto riguarda i giovani, quanto è importante la custodia del creato?

 

R. – Le nuove generazioni paiono particolarmente sensibili alla custodia del creato. Esse, rispetto al prevalere delle mentalità consumistiche e tecnocratiche, sembrano più disponibili per cercare un nuovo inizio, mediante la crescita in una cittadinanza ecologica, anche attraverso tutta una serie di piccole azioni quotidiane che fanno il bene messe tutte insieme. Tuttavia, anche le nuove generazioni hanno bisogno di crescere in una coscienza critica, rispetto ai modelli di sviluppo oggi prevalenti e basati su una ragione di tipo strumentale, che rischia di travolgere anche le persone più entusiaste. In particolare, le nuove generazioni sono chiamate a comprendere che non basta essere buoni singolarmente, ma che occorre rispondere ai problemi sociali ed ecologici, costituendo delle reti comunitarie anche attraverso una conversione comunitaria.

 

(Da Radio Vaticana)