L’affettività può risorgere Di fronte alla crisi ecologica è facile cercare solo soluzioni razionali-tecnologiche da prendere salvaguardando una “pretesa libertà di consumare” (LS 203) che però sarebbe riservata ad una minoranza che detiene il potere economico e finanziario. Ma anche se tutti potessero goderne, questa libertà favorirebbe forme di autoreferenzialità che distruggono anziché costruire la persona. Il nostro cuore sarebbe vuoto o, meglio, pieno di oggetti da comprare, consumare e possedere.
L’enciclica “Laudato Si’” rifiuta questo tipo di libertà malata e ci ricorda che gli esseri umani possono riscattarsi sanandola e intraprendendo nuove strade verso la vera libertà che sceglie prima di tutto il bene.
Riguardo alla possibilità di realizzare il bene nella nostra società, il Papa esprime una certa fiducia con queste parole: “Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori” (LS 205).
Se non credessero alla possibilità di guarigione della libertà malata i cristiani ferirebbero il Signore avendo sfiducia nella sua capacità di riscattare l’anima accecata dal peccato. Lui è capace di far risorgere anche ciò che sembra definitivamente compromesso!
Nella nostra società abbiamo bisogno di un’affettività risanata che ci spinga ad agire per il bene comune e a trovare soluzioni razionali-tecnologiche che non si ritorcano contro di noi. Se non è orientata al bene la tecnologia è pericolosa!
Alla luce del Vangelo
La luce potente del Vangelo è venuta nel mondo per illuminare la coscienza dell’uomo in modo che possa fare le scelte giuste, rispettando gli equilibri originari esistenti in natura e soprattutto slegandosi dalla volontà di sfruttamento, cioè da un’affettività malata che inficia sia “la forza intellettiva” sia “la forza di amare” sia “quella di avere potere” (S. Bonaventura, La sapienza cristiana, Le collationes in Hexaemeron, VII 8, p.125, Jaca Book, 1985).
Ai cristiani è proposto un cammino di conversione per mantenersi fedeli alle promesse battesimali e per non rendere insignificante il sacramento ricevuto.
L’ascolto superficiale della Parola
Gesù sparge continuamente sul terreno del nostro cuore il seme della Parola per comunicarci l’amore divino e consentirci di sanare la nostra affettività distorta (cf S. Bonaventura, ibidem, VII 14, p. 127), assumendo la sua attraverso un cammino di conversione.
La parabola del seminatore, ripresa dalla Regola non Bollata, ci ricorda che quando il nostro ascolto della Parola è superficiale, non ci consente di convertire il cuore.
La Parola viene seminata nel nostro cuore, ma può non essere compresa, può dare scandalo quando è causa di persecuzione o tribolazione, può essere soffocata dalle cure di questo mondo, dalle ricchezze, da affetti disordinati (cf. FF 58).
Siamo facile preda delle astuzie di Satana che circuisce il cuore dell’uomo, in cui vorrebbe abitare. E anche se lo allontaniamo momentaneamente, egli può tornare ad abitare in noi, per di più portando con sé “altri sette spiriti peggiori di lui” (FF 59), quando il cuore è vuoto, cioè quando in esso la Parola non ha messo radici e non è cresciuta.
L’ascolto attento della Parola
Il seme è affidato alla terra buona del cuore di coloro che, ascoltando la Parola con buone, anzi ottime disposizioni, la intendono e la custodiscono, e portano frutti con perseveranza (cf. FF 58).
Cristo è il Tu col quale è necessario vivere in comunione profonda in ogni momento per non soffocare e non rendere infruttuosa la Parola e poterla comprendere. Perciò costruiamo in noi una casa, una “dimora permanente” (FF 61) a Lui, in cui vivere aperti ad esperienze di condivisione con le azioni di Cristo, in spirito di povertà, di umiltà, di obbedienza al Padre…!
Ogni impedimento va allontanato, ogni preoccupazione e ogni affanno vanno messi da parte. Occorre adorare il Signore con “mente pura” e con “cuore puro” (FF 60), cioè mettere al secondo posto le cose terrene (cf. FF 165) e “pregare senza stancarsi mai” (FF 61). Anche il servizio non deve essere un alibi che devii da Lui la mente e il cuore (cf. FF 60).
S. Francesco propone la purità di cuore a tutti, non solo ai frati. Per esempio supplica i reggitori di popoli di non dimenticare il Signore, di non lasciarsi dominare dalle cure o preoccupazioni di questo mondo, ma di cercare prima di tutto di farsi dimora della Parola (cf. FF 212).
Da veri cristiani prendiamo questa sollecitazione come un invito ad impegnarci nel mondo con uno sguardo di fede, proprio di chi compie un cammino di conversione, perché c’è bisogno di uomini liberi da avidità, sete di potere, risentimento…
C’è bisogno della testimonianza di cristiani autentici.
Graziella Baldo