La famiglia alla base dell’ecologia: sembra una teoria rivoluzionaria, ma è ben salda nella dottrina sociale della Chiesa e nelle encicliche dei Papi, fino alla Laudato Si’ di Papa Francesco. E lo mette in luce il vescovo Mario Toso, di Faenza-Modigliana, in un volume su “Ecologia Integrale dopo il coronavirus” (Società Cooperativa Sociale Frate Iacopa, 2020).
Nell’anno della Laudato Si’, il testo del vescovo Toso presenta una chiave di lettura più ampia di quella che è stata fatta spesso dell’enciclica di Papa Francesco. Considerata una enciclica ecologica tout court, brandita spesso per giustificare alcune particolari politiche ambientali o iniziative “verdi”, l’enciclica è stata spesso, se non quasi sempre, trascurata per quello che è il suo impianto di dottrina sociale. Si parla di ecologia integrale, ma spesso non si va a vedere cosa questa ecologia integrale comporti.
Il vescovo Toso prova ad allargare lo sguardo, a partire proprio dal nucleo famigliare. Perché, in un mondo dove “tutto è connesso”, l’ambiente non riguarda solo la natura, ma anche il nostro ambiente di vita di tutti i giorni. E allora chi, se non le famiglie, possono essere apostoli, evangelizzatori e soggetti attivi in questo ambiente?
Quello dedicato alla famiglia è un lungo capitolo che costituisce il centro del volume del vescovo Toso. Il segretario emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace mette in luce il ruolo della famiglia come promotore di una “ecologia sociale” ed una “ecologia culturale”, e non trascura il contributo che danno le famiglie a migliorare gli ambienti in cui vivono, anche quando questi sono in forte degrado.
Un contributo che viene dall’apertura al futuro della famiglia, chiamata a generare figli e dunque naturalmente portata a migliorare l’ambiente in cui sono. Ma la famiglia è anche luogo di educazione ecologica, perché è lì che nasce la sensibilità per occuparsi dell’ambiente. La famiglia, in fondo, è luogo di democrazia.
Il vescovo Toso incoraggia le famiglie a farsi soggetti attivi in politica e in società, a lavorare per essere motori del cambiamento che può portare ad una società più giusta, più solidale e più rispettosa dell’ambiente. Più che rivolgersi alla politica, l’idea è quella di formare famiglie, di fare rete sul territorio perché siano poi le stesse famiglie a portare avanti il cambiamento.
È in questo modo che anche l’enciclica di Papa Francesco perde quel linguaggio tipicamente politico di cui è stata ammantata per colorarsi di dottrina sociale. Il principio della sussidiarietà responsabilizza le famiglie. A loro viene demandata la prima formazione di quelli che saranno i politici, gli imprenditori, i responsabili della società del domani.
Una formazione che sia cristiana, fondata su un umanesimo integrale e sulla centralità di Dio, come – nota tra l’altro il vescovo Toso – già sottolineava Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus Annus.
Una attenzione particolare viene data alle famiglie rurali. Nota, il vescovo Toso, che di queste si parla tantissimo nei documenti internazionali, ma quasi sempre utilizzandole come una categoria statistica.
E invece le famiglie rurali andrebbero considerate per i valori che portano avanti e a partire dalla dignità personale di ciascuno.
In un mondo sempre più interconnesso, il futuro sta proprio in questi piccoli nuclei famigliari all’inizio della catena agricolo-alimentare, che danno un contributo essenziale all’economia, senza che mai questo venga riconosciuto. Non a caso, il vescovo Toso propone che ogni diocesi si doti di un ufficio per la Pastorale del mondo agricolo- rurale. È parte di una proposta per una nuova evangelizzazione del mondo agricolo-rurale, che si inserisce anche in una proposta più ampia di una pastorale dell’ecologia integrale.
Una ecologia nella quale, ovviamente, rientrano i temi della destinazione universale dei beni, con speciali “focus” sul diritto all’acqua e il problema della fame nel mondo. Ma, soprattutto, una ecologia basata sull’uomo, che parta dalla famiglia e non dall’individuo. Perché, in fondo, i cattolici sono costruttori di comunità, non monadi di attivisti.
La risposta al coronavirus non può che partire da qui, secondo il vescovo Toso. E, nell’anno di celebrazioni per il quinto anno della Laudato Si’, si tratta di un contributo da non sottovalutare.

Andrea Gagliarducci (ACI Stampa)

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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