È giunto a noi il Messaggio del Santo Padre Francesco per la 32a Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2024) “Non è bene che l’uomo sia solo – Curare il malato curando le relazioni”. Papa Francesco, come il Buon Pastore ci precede e ci guida verso i pascoli buoni per tutta l’umanità. Fermandoci un momento a riflettere sulla condizione dell’umanità, constatiamo che nonostante gli indubitabili progressi, l’uomo del nostro tempo soffre molto, soffre perché è malato: malato nel corpo, malato nella mente, malato nella psiche. Ancora di più le persone soffrono perché si sentono sole, abbandonate e non conoscono il senso della sofferenza: qualcuno dovrebbe aiutarli a scoprire il grande valore della sofferenza. Nella sua vita terrena, Gesù passava sulle vie della Palestina guarendo, liberando le persone che si accalcavano intorno a lui dalle malattie più varie. Oggi la comunità cristiana ha il compito di continuare l’opera di Gesù: annunciare il Vangelo e farsi prossima, amica dei malati e dei sofferenti, come ci ripetono le opere di misericordia corporali e spirituali. Benediciamo il Signore che ci concede di pregare e di stare con Lui mediante l’opera del suo Santo Spirito presente stabilmente in noi.

 

                                          Veglia di preghiera

Iniziamo: Nel nome del Padre. Del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Preghiamo: O Padre, nel tuo Figlio unigenito, che ha preso su di sé le nostre infermità, hai voluto manifestare la forza della debolezza e della sofferenza umana: ascolta con benevolenza le preghiere che ti rivolgiamo per i nostri fratelli infermi, e concedi a coloro che si trovano nel dolore, nell’angoscia o nella malattia, di sentirsi chiamati alla beatitudine promessa agli afflitti, e di riconoscersi uniti a Cristo che ha sofferto per la salvezza del mondo.

 

Canto

 

La speranza dell’uomo è di eliminare la sofferenza e la malattia, procurando a tutti il necessario per una vita dignitosa e tranquilla. Andando avanti negli anni si è visto che questa è una meta che si allontana: la povertà va sempre più crescendo e pur abbondando di tanti beni, i poveri sono sempre più numerosi. Anzi si sono moltiplicate malattie indotte da altri problemi. Un numero sconfinato di malattie della mente, malattie del cuore, malattie del carattere… che distruggono la persona e ne paralizzano l’attività.

 

Dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Malato
Partecipo con dolore alla condizione di sofferenza e di solitudine di quanti, a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, si trovano senza sostegno e senza assistenza: la guerra è la più terribile delle malattie sociali e le persone più fragili ne pagano il prezzo più alto. Anche nei paesi che godono della pace e di maggiori risorse, il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono. Questa triste realtà è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo, che esalta il rendimento a tutti i costi e coltiva il mito dell’efficienza, diventando indifferente e perfino spietata quando le persone non hanno più le forze necessarie per stare al passo […] Fratelli e sorelle, la prima
cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza.
Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari – col creato, con se stesso. E’ possibile? Sì, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. A voi che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza.

 

Rispondiamo al Messaggio unendoci alla preghiera della Conferenza dei Vescovi Italiani:

Padre santo, noi siamo tuoi figli e tutti fratelli. Conosciamo il tuo amore per ciascuno di noi e per tutta l’umanità. Aiutaci a rimanere nella tua luce per crescere nell’amore vicendevole, e a farci prossimi di chi soffre nel corpo e nello spirito.

Gesù figlio amato, vero uomo e vero Dio, Tu sei il nostro unico Maestro. Insegnaci a camminare nella speranza. Donaci anche nella malattia di imparare da Te ad ccogliere la fragilità della vita. Concedi pace alle nostre paure e conforto alle nostre sofferenze.

Spirito consolatore, i tuoi frutti sono pace, mitezza e benevolenza. Dona sollievo all’umanità dalla pandemia e da ogni malattia. Cura con il tuo amore le relazioni ferite, donaci il perdono reciproco, converti i nostri cuori affinché sappiamo prenderci cura gli uni degli altri.

Maria, testimone della speranza presso la croce, prega per noi.

 

Canto

 

I Santi ci mostrano una testimonianza che ci illumina su come vivere la nostra vita amando il Signore e amando anche i nostri fratelli. La loro testimonianza è varia, ricca di iniziative. Ci rivelano nel concreto del loro vissuto la misericordia e la tenerezza di Dio e ce lo fa sentire più vicino. Tanti Santi risplendono per il loro amore e la loro cura per gli ammalati. Vogliamo fermarci sull’esempio di S. Francesco che nella sua cura verso i poveri e soprattutto verso i lebbrosi ci lascia un insegnamento meraviglioso.

 

Dalle Fonti Francescane
Come vero amante della umiltà perfetta, S. Francesco si reca tra i lebbrosi e vive con essi, per servirli in ogni necessità per amore di Dio. Lava i lori corpi in decomposizione e cura le loro piaghe virulente, come egli stesso dice nel suo Testamento: “Quando ero ancora nei peccati, mi pareva troppo amaro vedere i lebbrosi e il Signore mi condusse tra essi e con essi usai misericordia.” Francesco stesso sempre nel Testamento ricorda il primo incontro con i lebbrosi: “Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi.
Ma ecco, un giorno, ne incontrò proprio uno mentre era a cavallo, nei pressi di Assisi. Ne provò grande ribrezzo e fastidio; ma […] balzò di cavallo e corse a baciarlo. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là ma non vide più il lebbroso. Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto: andò al lebbrosario, e dopo aver dato a ciascun malato del denaro, ne baciò la mano “. Francesco riconosce che l’incontro con i lebbrosi è una misericordia di Dio per la sua vita: “Il Signore stesso mi condusse tra loro, e usai con essi misericordia. Nel lebbroso che gli sbarra la strada Francesco vede Cristo, la carne dolorante di Cristo: “Da allora si rivestì dello spirito di povertà, d’un intimo sentimento di umiltà e di pietà profonda. Mentre prima aborriva non solo la compagnia dei lebbrosi, ma perfino il vederli da lontano, ora, a causa di Cristo crocifisso, che secondo le parole del profeta ha assunto l’aspetto spregevole di un lebbroso, li serviva con umiltà e gentilezza, nell’intento di raggiungere il pieno disprezzo di se stesso”. Nel lebbroso non solo ha incontrato Gesù Cristo, ma ha anche scoperto il fratello: chiama “fratello cristiano” il lebbroso, perché è lui l’immagine più vicina a Cristo, servo sofferente di Dio.

 

Con filiale fiducia invochiamo Dio, nostro Padre dicendo: Rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

Ti preghiamo per i tanti feriti, colpiti dalla violenza delle bombe e delle armi sempre più micidiali. Padre dona loro di poter guarire e recuperare salute e pace: Rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

Ti preghiamo per le famiglie distrutte dalla guerra: hanno perso congiunti, case, attività, lavoro: Rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

Una preghiera particolare per i bambini rimasti orfani, spesso vittime di soprusi e di manovre politiche disumane. Padre, ci sia qualcuno che li protegga: Rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

Ti preghiamo per le persone che non ricevono cure, per gli anziani scartati come cose inutili: Ri-
volgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

Ti preghiamo per i malati terminali spesso lasciati soli senza una parola di consolazione e di ami-
cizia: Rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

Per i malati mentali e tutti gli afflitti da depressione e per le persone incapaci di vivere la vita ordinaria: Rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, o Padre!

 

Canto

 

Gesù stesso ci ha indicato il buon Samaritano come specchio di colui che ama veramente il fratello e vuole incontrare gli ammalati, i feriti e derubati dalla cattiveria e dalla vita. Osservar e tenere a mente attentamente tutti gli atteggiamenti del samaritano che nella parabola assumono ognuno una importanza particolare. Papa Francesco mette questa parabola a fondamento della sua Enciclica “Fratelli tutti”: “Questa parabola è un’icona illuminante, capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è di essere buoni Samaritani”.

 

Dal Vangelo Secondo Luca (10,29-37)
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto. Lo percossero a sangue e se andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui, ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

 

La Vergine Maria è esempio della cura e della tenerezza che dobbiamo avere di fronte a chi è in difficoltà, lei che prontamente si recò ad assistere la cugina Elisabetta negli ultimi mesi della gravidanza di lei incinta di Giovanni Battista. Ci rivolgiamo a lei ispirandoci alla Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”.

Vergine e Madre Maria che hai trasformato una grotta per animali nella casa di Gesù con alcune fasce e una montagna di tenerezza, a noi che fiduciosi invochiamo il tuo nome, volgi il tuo sguardo benigno.

Piccola serva del Padre che esulti di gioia nella lode, amica sempre attenta perché nella nostra vita non venga a mancare il vino della festa, donaci lo stupore per le grandi cose compiute dall’Onnipotente.

Madre di tutti che comprendi le nostre pene, segno di speranza per quanti soffrono, con il tuo materno affetto apri il nostro cuore alla fede; intercedi per noi la forza di Dio e accompagnaci nel cammino della vita.

Nostra Signora della premura partita senza indugio dal suo villaggio per aiutare gli altri con giustizia e tenerezza, apri il nostro cuore alla misericordia e benedici le mani di quanti toccano le carni sofferenti di Cristo.

Vergine Immacolata che a Lourdes hai dato un segno della tua presenza, come una vera madre cammina con noi, combatti con noi, e dona a tutti gli ammalati che fiduciosi ricorrono a te di sentire la vicinanza dell’amore di Dio. Amen

 

Sentendoci in comunione come figli di Dio e portando nel cuore il desiderio di amare concretamente i malati preghiamo insieme: Padre nostro.

 

Ci scambiamo un gesto di amicizia e di pace. Invochiamo la Benedizione del Signore su di noi, sulle nostre famiglie, su tutti i malati.

 

Benedizione:
Il Signore ci benedica e ci custodisca,
mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi.
Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace.
Il Signore ci benedica.
Amen

 

Canto finale