Nel mese di febbraio la Chiesa in vari modi mette davanti ai nostri occhi la realtà della vita: tutta la comunità cristiana ed anche chi non è cristiano è sollecitato a riflettere sul dono prezioso della vita. E questo è molto utile perché, soprattutto in questo tempo di pandemia, sulle persone è calato un pessimismo e una angoscia silenziosa che come una nebbia ci avvolge e ci fa sentire il peso della vita. Siamo chiamati ad amare ed a proteggere la vita, a custodirne la preziosità e la bellezza, sulle orme di S. Giuseppe custode della vita di Maria e di Gesù. Il nostro Dio è Dio della vita: la morte è entrata violentemente a causa del peccato dell’uomo. Il Figlio di Dio è venuto tra noi, assumendo tutto della nostra natura umana, eccetto il peccato. Ha preso su di sé anche le nostre debolezze, anche la morte: ma nella sua morte “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”; la morte è stata sconfitta e Gesù è risorto, aprendo una porta alla vita per tutti gli uomini. Nella vita terrena tutta la vita invoca custodia: non solo la vita umana, ma anche la vita di tutta la creazione  chiede all’uomo di far la sua parte, di dare il suo contributo di custodia appunto perché ci sia lo splendore e la dignità di ogni vita, secondo il disegno del Creatore.

 

                                                          Veglia di preghiera
Presidente: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Preghiamo insieme guidati da S. Francesco: Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri, per la forza del tuo amore, di fare quello che sappiamo che tu vuoi e di volere sempre quel che a te piace, affinché sempre più interiormente purificati, interiormente illuminati e infiammati dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a Te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni e sei glorioso, Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Canto

La Conferenza dei nostri Vescovi ci ha mandato un Messaggio per la Giornata della vita che è stata celebrata domenica 6 febbraio. Nel messaggio si ribadisce che la pandemia ha messo in luce numerose fragilità a livello personale, comunitario e sociale; dall’insieme emerge che la vita ha bisogno di essere custodita ed anche che nessuno può bastare a sé stesso. Ci siamo ricordati che siamo tutti sulla stessa barca in acque tempestose e che nessuno si salva da solo, ma ci si può salvare unicamente insieme.

 

Dal Messaggio Cei per la Giornata della vita
Il vero diritto da rivendicare è quello che ogni vita, terminale o nascente, sia adeguatamente custodita. Mettere termine ad una esistenza, non è mai una vittoria, né della libertà, né dell’umanità, né della democrazia: è quasi sempre il tragico esito di persone lasciate sole con i loro problemi e con la loro disperazione. La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia. Come comunità cristiana facciamo continuamente l’esperienza che quando una persona è accolta, accompagnata, sostenuta, incoraggiata, ogni problema può essere superato o comunque fronteggiato con coraggio e speranza. “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’aver rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene” (Papa Francesco, Omelia 19 marzo 2013). Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata.

 

Con la fiducia di figli che si rivolgono al Padre, sicuri che lui li ascolta e secondo la sua misericordia realizzerà le loro richieste, preghiamo: Padre Santo, fonte di ogni bene, ascoltaci!

Per la Chiesa, perché sull’esempio di S. Giuseppe, si impegni sempre più a custodire la vita dei suoi figli, attraverso una presenza quotidiana e discreta, che sia di intercessione, sostegno e guida, nei momenti di difficoltà. Preghiamo: Padre Santo, fonte di ogni bene, ascoltaci!

 

Per le famiglie più profondamente colpite dalla sofferenza, in questo tempo di pandemia, perché rinnovando la fiducia nell’amore, sappiano incoraggiarsi e sostenersi reciprocamente, per fronteggiare ogni difficoltà con coraggio e speranza. Preghiamo: Padre Santo, fonte di ogni bene,
ascoltaci!

Per i nostri governanti ed i rappresentanti delle istituzioni, perché alimentino e promuovano il rispetto per l’ambiente in cui viviamo e per ogni persona, con particolare cura nei confronti dei più fragili, preghiamo: Padre Santo, fonte di ogni bene, ascoltaci!

Per tutti noi, perché non lasciamo nessuno alla periferia del nostro cuore, ma custodiamo ogni persona con amore, restituendo dignità a che vive nella solitudine e nella disperazione. Preghiamo: Padre Santo, fonte di ogni bene, ascoltaci!

Padre Santo, di fronte alla presenza di inedite forme di disagio nel nostro mondo, aiutaci a non distogliere lo sguardo da chi attende da noi compassione e cura, e fa’ che anzitutto custodiamo il tuo Figlio Gesù nella nostra vita, per imparare a custodire gli altri e a custodire il creato che hai affidato alla nostra cura. Ti preghiamo: Padre Santo, fonte di ogni bene, ascoltaci.

 

Canto

 

In questi giorni ci è giunto anche un altro Messaggio inviato da Papa Francesco per la XXX Giornata Mondiale del malato che si celebrerà l’11 febbraio. Il Papa intende sensibilizzare tutta la Chiesa ed anche ogni uomo ad avere attenzione particolare alla vita delle persone malate, ad usare con loro la stessa misericordia che vediamo risplendere nel comportamento di Dio nostro Padre. È la pietas che costantemente vediamo in Gesù che guariva dalle malattie e si lasciava toccare dai malati che accorrevano a Lui da ogni parte.

 

Dal Messaggio di Papa Francesco per la XXX Giornata Mondiale del malato
Il tema scelto per questa giornata è “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36); ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui. La misericordia è, per eccellenza il nome di Dio che ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità, perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo.
Testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito. Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! Egli “percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e infermità nel popolo” (Mt 4,23). Nel cammino di questi trent’anni, anche la pastorale della salute ha visto sempre più riconosciuto il suo indispensabile servizio.
La peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25, 36).

 

Preghiamo con l’inesauribile creatività di Don Tonino Bello che nella sua vita e nel suo servizio pastorale ha sempre curato un’attenzione particolare ai malati.

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto. L’altra, la tieni nascosta forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con te. Perché vivere non è “trascinare la vita”, non è “strappare la vita”, non è “rosicchiare la vita”. Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assoporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te!
Ti chiedo perdono per ogni peccato contro la vita. Anzitutto, per le vite uccise prima ancora che nascessero. Sono ali spezzate. Sono voli che avevi progettato di fare e ti sono state impediti. Sono sogni stroncati sull’alba. Ma ti chiedo perdono, Signore, anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a navigare nel cielo. E tu l’hai atteso invano, per crociere che non si faranno mai più. Aiutami ora a planare, Signore. A dire che l’aborto è un oltraggio grave alla tua fantasia. È un crimine contro il tuo genio. È l’antigenesi più delittuosa! Ma aiutami a dire, anche, che mettere in vita non è tutto. Bisogna mettere in luce. E che antipasqua non è solo l’aborto, ma è ogni accoglienza mancata.
È ogni rifiuto. Il rifiuto della casa, del lavoro, dell’istruzione, dei diritti primari. Antipasqua è lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita, dove “si tira a campare”, dove si vegeta solo. Antipasqua è passare indifferenti vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine. E si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con te. Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore. Un’ala di riserva.

 

Canto

 

Come la vita, così anche l’amore alla vita, la custodia della vita, il servizio generoso alla vita sono dono di Dio. La parabola della vite e dei tralci ci riempie di gioia e ci consegna una speranza che è per tutta l’umanità e per tutto il creato.

Dal Vangelo Secondo Giovanni (15,1-11)
Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Parola del Signore!

 

Con il nostro amato S. Giovanni Paolo II affidiamo tutta l’umanità alla materna protezione di Maria, ricordando come ai piedi della Croce, mentre Gesù stava morendo ci affidò lui stesso alla sua maternità e allo stesso tempo affidò lei a noi In un momento così difficile per tutta l’umanità noi ricorriamo a lei e ci mettiamo con fiducia sotto il suo manto misericordioso.

 

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio! O Madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci le loro sofferenze e le loro speranze, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, come mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo Cuore e abbraccia, con l’amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudini per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio!” Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Proprio questo amore ha fatto sì che il Figlio di Dio abbia consacrato se stesso: “Per loro io consacro me stesso, perché anch’essi siano consacrati nella verità”. Siano benedetti tutti coloro che giorno dopo giorno, con generosità, accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo. Madre della Chiesa, illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità. Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini di oggi. Dalla fame e dalla guerra, liberaci! Dalla guerra nucleare, da ogni genere di guerra, liberaci! Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci! Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci! Da ogni genere di ingiustizia nazionale e internazionale, liberaci! Da ogni comportamento che distrugge la dignità dei fratelli e li riduce a scarti, liberaci! Da ogni comportamento che reca ferite alla nostra madre terra, liberaci! Accogli o Madre di Cristo il nostro grido carico della sofferenza di tutti popoli. Si riveli ancora una volta nella storia del mondo l’infinita potenza dell’amore misericordioso! Esso fermi il male, trasformi le coscienze e risvegli per tutti la luce della speranza.
Amen

Per concludere la preghiera ricordiamo che siamo tutti fratelli, figli con Gesù di un unico Padre:preghiamo Padre nostro

 

La pace del Signore Gesù sia sempre con noi!

 

Il Signore ci benedica e ci custodisca, mostri a noi il suo volto ed abbia misericordia di noi. Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace.
Amen

 

Canto finale