Nella preghiera in comunione con la Chiesa Italiana ci mettiamo a fianco di coloro che dal 26 al 29 ottobre si sono radunati a Cagliari per partecipare alla Settimana sociale sul significativo tema: “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale”. Sul volto dei numerosi presenti al convegno era ben visibile l’affermazione di Giovanni Paolo II: “il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale di tutta la questione sociale” (LE 3). Il lavoro infatti risponde al bisogno della persona, alle sue esigenze fondamentali che sono il sostentamento, la realizzazione di se stessi, il significato dell’esistenza, la giustizia, la felicità. A Cagliari si è sottolineato l’importanza del “lavoro buono” e del ”lavoro degno” e da varie regioni e comuni si sono date convegno le tante ”buone pratiche”, segni di speranza per un futuro che si costruisca intorno alla dignità dell’uomo. Il cammino è appena iniziato: lo mettiamo nelle mani del Signore, e, consapevoli della nostra debolezza, invochiamo, a suo sostegno, la potenza creatrice dello Spirito Santo.
Veglia di preghiera
Presidente: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
Preghiamo: O Padre, che chiami gli uomini a cooperare e in qualche modo a completare, mediante il lavoro quotidiano, il disegno immenso della tua creazione, fa che nello sforzo comune di costruire un mondo più giusto e fraterno ogni uomo trovi un posto conveniente alla sua dignità, per attuare la propria vocazione e contribuire al progresso di tutti. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen
Canto
S. Francesco, un Santo mistico e amante del creato, ha avuto grande attenzione al lavoro e nella Regola raccomanda ai suoi frati: “Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione” (Rb V). Molte volte il lavoro è vissuto come un peso e come un castigo: in verità ordinariamente il lavoro è faticoso e spesso stressante. Occorre scoprire la grazia del lavoro e tutto il bene che esso porta alla nostra vita. S. Francesco, che ha fatto del lavoro un proclama di vita, può aiutarci ad umanizzare il lavoro nella nostra quotidianità e ad aprire il cuore alla necessità per tutti di un lavoro degno.
Dal Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti alla Settimana Sociale “Il lavoro che vogliamo, libero creativo, partecipativo e sociale”
“Senza lavoro non c’è dignità. Ma non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione delle armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori. Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori […]. Precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro in nero e lavoro precario uccidono. Il sistema economico mira ai consumi, senza preoccuparsi della dignità del lavoro e della tutela dell’ambiente. Ma così è andare su una bicicletta con una ruota sgonfia: è pericoloso! La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati viene ignorato.[…] Nulla si anteponga al bene della persona e alla cura della casa comune, spesso deturpata da un modello di sviluppo che ha prodotto un grave debito ecologico. L’innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai principi di sussidiarietà e di solidarietà”.
Preghiamo con le parole di Papa Francesco:
Signore Dio, guardaci!
Guarda questa città.
Guarda le nostre famiglie.
Signore, a Te non è mancato il lavoro,
hai fatto il falegname, eri felice.
Signore, ci manca il lavoro.
Gli idoli vogliono rubarci la dignità.
I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza.
Signore, non ci lasciare soli.
Aiutaci ad aiutarci fra noi;
che dimentichiamo un po’ l’egoismo
e sentiamo nel cuore il “noi”,
noi popolo che vuole andare avanti.
Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro,
dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro
e benedici tutti noi.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
(Preghiera per il lavoro, Cagliari, 22 sett 2013)
La Chiesa più volte ha detto la sua parola sul problema del lavoro. Spesso la sua parola è stata una denuncia per i diritti della persona umana violati in nome del profitto e di uno sfruttamento sfacciato. Allo stesso tempo la parola della Chiesa ha indicato vie per il rispetto dei lavoratori e per rendere il lavoro degno dell’uomo, libero e fattore fondamentale per edificazione del bene comune.
Dalla Enciclica “Laborem Exercens” di S. Giovanni Paolo II
La verità, secondo cui mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera di Dio stesso suo Creatore, è stata in modo particolare messa in risalto da Gesù Cristo – quel Gesù del quale molti dei suoi primi uditori a Nazareth “rimanevano stupiti e dicevano: donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data?… Non è costui il carpentiere?” (Mc 6,2.3). Infatti Gesù non solo proclamava, era egli stesso uomo del lavoro, del lavoro artigiano… L’eloquenza della vita di Cristo è inequivoca: egli appartiene al mondo del lavoro, ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto: si può dire di più: egli guarda con amore questo lavoro, le sue diverse manifestazioni, vedendo in ciascuna una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre… L’esempio di Cristo sul lavoro, basato sull’esempio della propria vita, trova un’eco particolarmente viva nell’insegnamento di Paolo apostolo… La Chiesa sempre ha proclamato: “L’attività umana, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo. L’uomo infatti quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma perfeziona anche se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato ad uscire da sé e a superarsi… Pertanto questa è norma dell’attività umana: che secondo il disegno e la volontà di Dio essa corrisponda al vero bene dell’umanità e permetta all’uomo singolo o membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione” (LE 26).
Preghiamo con le parole di S. Giovanni Paolo II:
Signore nostro Dio e nostro Padre, / guarda il cammino ansioso e tribolato / di tante persone che faticano / per procurarsi i mezzi di sopravvivenza,/ per progredire e per elevarsi./Guarda le angosce e le sofferenze,/ che straziano gli animi / di quanti sono costretti / a forzata lontananza / dalle proprie famiglie / o vivono in una famiglia disgregata / dall’egoismo e dall’infedeltà; / di quanti sono senza lavoro, / senza casa, senza patria / senza amore, senza speranza. / Spingi le persone e i popoli / a rompere il muro dell’egoismo / della indifferenza e della prepotenza / per aprirsi al rispetto fraterno / verso ogni uomo vicino e lontano / perché è uomo, / perché è fratello in Cristo. / Induci ciascuno a porgere / l’aiuto necessario / a chi è nel bisogno, / a donarsi per il bene di tutti, /a rinnovare il proprio cuore / nella grazia di Cristo Redentore. / Assisti la tua Chiesa / nel suo prodigarsi per i poveri / per gli emarginati, per i sofferenti. / Custodisci e rafforza in tutti i cuori / l’anelito della fede in Te / e alla bontà verso i fratelli; / la ricerca della tua presenza / e del tuo amore / la confidenza nel tuo perdono / e l’abbandono alla tua provvidenza.
Canto
Il lavoro è un compito che il Signore ha affidato all’uomo, è un dovere, una responsabilità verso se stesso, verso la sua famiglia, ma anche verso l’umanità tutta. All’uomo Dio lascia la cura di far fruttificare i suoi doni, le capacità date gratuitamente a ciascuno, per lo sviluppo del suo Regno in terra, nella convivenza umana.
Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-28)
Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco ne ho guadagnato altri cinque”. “Bene servo buono e fedele – gli disse il suo padrone – sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco ne ho guadagnato altri due”. “Bene servo buono e fedele – gli disse il suo padrone – sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “ Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ha seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse… Il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”
Parola del Signore.
Invocazioni:
Il mondo del lavoro ha bisogno di una svolta, di un cambiamento radicale nel pensiero e nel comportamento dei datori di lavoro ed anche dei lavoratori: occorre convincersi del suo alto valore e della necessità di condizioni umane sia nelle relazioni e sia negli ambienti di lavoro. Il passaggio è difficile. Chiediamo al Signore la forza del suo Spirito. Preghiamo: Ascoltaci Signore!
I difficili rapporti nel mondo del lavoro spesso mettono gli uni contro gli altri e causano prepotenze e sopraffazioni. Preghiamo il Signore che faccia sorgere un clima di amicizia e di fraternità. Perché ognuno si senta accolto e rispettato dall’altro pur nella diversità delle responsabilità. Preghiamo: Ascoltaci Signore!
Perché il lavoro faccia spazio al riposo e alla festa e ognuno possa godere anche della gioia dei rapporti famigliari e nella celebrazione del giorno del Signore, Preghiamo: Ascoltaci, Signore!
Ti preghiamo Signore in modo particolare per i disoccupati che cercano lavoro e non lo trovano, per gli scoraggiati che non hanno più la forza di cercarlo, per i sottooccupati che lavorano solo qualche ora al mese senza riuscire a superare la soglia di povertà. Signore aiutali a non perdere la fiducia e orienta i responsabili della società a volere fermamente un lavoro per tutti. Ti preghiamo: Ascoltaci, Signore!
Ti preghiamo Signore, rendici capaci di testimoniare che il lavoro è grazia. Aiutarci a viverlo in “fedeltà e devozione” al tuo mandato, e a prenderci cura con il nostro operare di un lavoro degno per tutti. Ti preghiamo: Ascoltaci, Signore!
Ci affidiamo a Maria, Madre di Gesù e madre nostra, lei che conosce le preoccupazioni e le sofferenze che pesano su tante famiglie a causa del lavoro, venga in nostro aiuto:
Sotto la tua protezione troviamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o vergine gloriosa e benedetta.
Canto
Concludiamo questo tempo di preghiera con le parole che Gesù stesso ci consegnò quando i discepoli gli dissero: insegnaci a pregare.
Padre nostro.
Scambiamoci la pace che Cristo risorto augurava sempre nelle sue apparizioni. E che la pace del Signore regni sempre nelle nostre famiglie e in qualsiasi angolo della nostra società
Benedizione:
Il Signore ci benedica e ci custodisca,
mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi.
Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace.
Il Signore ci benedica e ci protegga sempre Amen.
Ci affidiamo a Maria santissima madre di Gesù e madre nostra: Ave Maria
A tutti noi radunati per la preghiera, conceda il Signore la salute del corpo e la consolazione dello Spirito. Amen
Canto finale
Fraternità Francescana Frate Jacopa – Preghiera mese di novembre 2017