L’estate ci ripropone la riflessione sul perdono: il ricordo del grande amore del padre S. Francesco che chiese alla misericordia di Gesù Cristo il perdono per coloro che entravano a pregare nella chiesetta della Porziuncola, sollecita anche noi a guardarci nel nostro intimo per essere sicuri che in noi abita la pace di chi è perdonato ed ha perdonato fino in fondo.
In uno dei brani evangelici, proclamato nella liturgia di questi giorni, sorprende che Gesù, dopo aver insegnato nella preghiera del Padre nostro: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, ripeta subito dopo lo stesso ammonimento: “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi. Ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14).
Questa ripetizione ci fa capire che Gesù sottolinea in modo particolare la necessità del perdono ponendolo come condizione fondamentale per vivere il rapporto con il Padre.
Ma perdonare non è frutto di uno sforzo, non è risultato di una tecnica psichica. È un dono che ci viene dallo Spirito Santo e che ha la sorgente nell’amore misericordioso del Padre: dallo sperimentare di essere perdonati dal Padre e nell’accettare di essere perdonati.
Nella parabola sul padrone che condona a un servo un grosso debito e che poi non sa perdonare ad suo collega che aveva con lui solo un piccolo debito, chiaramente si afferma che chi riceve il perdono fa un’esperienza che ha la forza di cambiare il suo cuore e genera a sua volta capacità di perdono. Dall’amore gratuito del Padre sgorga il perdono; ma questo perdono deve essere compreso e accolto. Nei racconti della Passione di Gesù troviamo la conferma di questo: Pietro e Giuda rinnegano tutti e due il loro amico Gesù, tutti e due incrociano lo sguardo di Gesù. Uno accoglie il perdono di Gesù e piange amaramente e nel suo sguardo si sente amato e perdonato; l’altro non accoglie il perdono di Gesù e non accoglie la sua parola che lo chiama “amico” e sente dentro di sé una vita amara e impossibile, e si suicida.
L’episodio più splendido del perdono accolto che cambia radicalmente la vita, lo abbiamo nel così detto ”buon ladrone” che è in croce a fianco di Gesù: egli riconosce la sua malvagità, accoglie il perdono di Gesù, è il primo che entra in paradiso.
Solo l’accettazione del perdono che il Padre costantemente tiene in serbo per noi ci cambia il cuore e ci rende capaci di perdonare i fratelli. La parabola del debitore malvagio ci indica anche il percorso da compiere: io sono stato perdonato gratuitamente dal Signore, posso comprendere e perdonare il fratello che è fragile come me, che si comporta male come me perché tante volte “non sa quello che fa”, che per tanti motivi neppure da lui compresi, si comporta così.
La capacità di perdonare, sempre con la grazia dello Spirito Santo, ci rende figli di Dio che è misericordioso verso i buoni e verso i cattivi; non possiamo sentirci figli del Padre se non abbiamo nel cuore la misericordia del Padre.
Consapevoli di essere perdonati dal Padre, siamo anche noi misericordiosi prima di tutto verso noi stessi riconoscendoci fragili, inclini all’egoismo, a volte cattivi: Dio ci ama così e di fronte alla nostra miseria non gira la testa altrove. Ci perdona e ci ridà la dignità di suoi figli.
Papa Francesco si esprime così sul discorso del perdono: “Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere.
Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici” (MV, 9).
Il perdono accolto diventa una “dinamis”, una forza potente e pacifica che può cambiare lo stile di vita delle persone e diventare la strada per trovare la fonte per relazioni nuove tra gli uomini: tra singoli, tra gruppi umani; risolvere le crisi delle famiglie, sciogliere i conflitti sociali, trovar soluzioni concordate conservando il rispetto vicendevole e la pace tra gruppi e popoli.Mettendoci tutti sul solco del perdono possiamo immaginarci una umanità nuova.
p. Lorenzo Di Giuseppe