La violenza e la malvagità che vengono testimoniate davanti ai nostri occhi anche in questi giorni ci fanno rabbrividire; e spesso ci diciamo che qui c’è qualcosa che va oltre l’umano. Ma cosa è veramente umano? Guardandoci intorno tante volte dobbiamo concludere che l’uomo è un essere fortemente centrato su se stesso, che pensa, desidera, ama, agisce, cercando sempre se stesso. Ma è stato creato così, è ripiegato in se stesso per l’orientamento messo in lui dal Creatore e solo in seguito con fatica qualcuno riesce ad amare un po’ gli altri? Noi crediamo che Dio ha creato l’uomo “a immagine e somiglianza” di se stesso, lo ha fatto partecipe della sua natura, cioè lo ha creato socievole, bisognoso di andare verso gli altri, aperto agli altri, proteso a vivere l’amore. Basta guardare a Gesù Cristo, l’uomo che realizza in pienezza il progetto del Padre. Ma allora cosa è successo? Il  peccato lo ha chiuso in questa sovrastruttura di egoismo che è diventata quasi un’altra sua natura. Allora l’uomo deve fare un duro lavoro di liberazione, come lo scultore che a forza di mazza e scalpello, tira fuori la statua dal blocco di marmo. Il lavoro di liberazione è faticoso, dura tutta la vita: è la conversione del cuore!

 

Canto

 

Iniziamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Amen

 

Preghiamo insieme con il padre S. Francesco:
Restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da Lui, E lo stesso altissimo e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi tutti gli onori e la riverenza, tutte le lodi e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed Egli solo è buono. E quando vediamo o sentiamo maledire o fare del male o bestemmiare Dio noi benediciamo e facciamo del bene e lodiamo il Signore che è benedetto nei secoli.
Amen

 

Ai primordi della storia (cfr Gen 4) Dio si rivolge a Caino, che ha ucciso da poco il fratello. E
gli domanda: “Dov’è tuo fratello ?” Ma Caino, infastidito, non risponde alla domanda. Al con-
trario, reclama la propria autonomia: “Sono forse io il custode di mio fratello?” Cioè afferma
che non gli importa del fratello. Ecco abbiamo qui descritta efficacemente la radice perversa,
la radice di morte della cattiveria che produce disperazione e silenzio. È la indifferenza, un
virus che stravolge l’esistenza umana.

 

Discorso del Santo Padre ai responsabili degli Stati
Essere responsabili significaessere capaci di rispondere. Non è solo questionedi analizzare le cause
della violenzae di rifiutarne le logiche perverse, ma di esserepronti e attivinel rispondervi. Pertanto,
il nemico contro cui lottare non è soltanto l’odio, in tutte le sue forme m, ancor più alla radice, l’indifferenza, perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando
si sa che è giusto. Non mi stanco di ripetere che l’indifferenzaè il virus che contagia pericolosamente
i nostri tempi, tempi nei quali siamo sempre più connessi con gli altri, ma sempre meno attenti agli
altri […] Per costruire la nostra storia, che sarà insieme o non sarà, abbiamo bisogno di una memo-
ria comune, viva e fiduciosa che non rimanga imprigionata nel risentimento ma, pur attraversata dalla
notte del dolore, si dischiudaalla speranza di un’alba nuova. […] Cari amici, aiutiamocia vicendaa far
fermentare una cultura della responsabilità, della memoria e della prossimità, e a stabilire un’alle-
anza contro l’indifferenza, contro ogni indifferenza. Saranno certamente di aiuto le potenzialità
dell’informazione, ma ancora più importante sarà la formazione. E’ urgente educare le giovani gene-
razioni a coinvolgersi attivamente nella lotta contro gli odi e le discriminazioni, ma anche a superare
le contrapposizioni del passato e a non stancarsi mai nel cercare l’altro. Infatti,per preparare un fu-
turo veramente umano non è sufficiente respingere il male, ma scostruire insieme il bene.

 

Uniamoci alla preghiera di Papa Francesco per chiedere occhi che sappiano vedere le croci del
mondo. Lo Spirito di Gesù apra il nostro cuore e ci renda capaci di andare verso i fratelli.

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella tua Croce tutte le croci del mondo:
la croce delle persone affamate di pane e di amore;
la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai cal-
coli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno e dalla omicida leg-
gerezza e dall’egoismo;
la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la tua luce nel mondo e si sen-
tono rifiutati, derisi e umiliati;
la croce dei consacrati che strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la tua parola, si trovano
emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati
e delle nostre promesse infrante;
la croce della tua Chiesa che, fedele al tua Vangelo, fatica a portare il tuo amore perfino tra gli
stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno;
la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e ac-
cecati dall’avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della Resurrezione e della tua definitiva vittoria contro
ogni male e ogni morte. Amen!

 

Canto

 

Comunemente si pensa che l’uomo è originariamente egoista, egocentrico e che venga al mondo
con il preciso compito di pensare a se stesso, di realizzare se stesso, di cercare la sua felicità.
Ma noi sappiamo che non è così: partendo dall’uomo Gesù Cristo e facendo memoria degli uomini
che hanno inciso nella storia ed anche dei nostri contemporanei più vicini a noi, constatiamo che
hanno valore le persone che spendono la vita per gli altri, che non vivono per se stessi ma per ser-
vire e promuovere libertà e dignità dei fratelli.

Gaudium et Spes (EV 24-25)
Dio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che gli uomini formassero una sola famigli a e si
trattas sero tra loro con animo di fratelli. Tutti infatti , creati a immagine di Dio, che “da un
solo uomo ha prodotto l’intero genere umano affinché popolasse tutta la terra” (Atti 17,26),
sono chiamati all’unico e medesimo fine, cioè a Dio stesso. Perciò l’amore di Dio e del pros-
simo è il primo e più grande comandamento. Dalla sacra scrittura infatti siamo resi edotti che
l’amor di Dio non può essere disgiun to dall’amore del prossimo“ e tutti gli altri precetti sono
compendiati in questa frase : amerai il prossimo tuo come te stesso. La pienezza perciò della
legge è l’amore” (Rom. 13,9s). Ciò si rivela di grande importanza per uomini sempre più di-
pendenti gli uni dagli altri e per un mondo che va sempre più verso l’unificazione. Anzi il Si-
gnore Gesù quando prega il Padre, perché “tutti siano uno, come anche noi siamo uno”
mettendoci davant i orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una simili tudine tra
l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità . Questa si-
militudine manifesta che l’uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluta per se stessa,
non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé. Dall’indole sociale
dell’uomo appare evidente come il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della
stessa società siano tra loro interdipende nti. Infatti principio, soggetto e fine di tutte le
istituzioni sociali è e deve essere la persona umana, come quella che di sua natura, ha som-
mamente bisogno della vita sociale. Poiché la vita sociale non è qualcosa di estern o all’uomo,
l’uomo cresce in tutte le sue doti e può rispondere alla sua vocazione attraver so i rapporti
con gli altri.

 

Tenendo nel cuore le parole di Gesù: “qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò perché
il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv
14, 13-14); consapevoli che Dio è il nostro Padre e non è sordo alle nostre richieste, con umiltà
e fiducia preghiamo: Ascoltaci, o Padre!

 

Ti preghiamo, Signore perché quanto prima si giunga a conclusione di questa guerra tra Rus-
sia e Ucraina e che subito cessino i combattimen ti e i bombardamenti. Quante le vittime,
quanto sangue e distruzione e miseria! Si dia inizio a trattative pacifiche.
Ascoltaci o Padre!

Ti preghiamo, Signore per i bambini ucraini che sono diventati merce di scambio, deportati e
sradicati dalle loro famiglie. Signore, aiuta chi ne ha il potere a difenderli, a rispettarli, a pro-
teggerli nella loro dignità e libertà.
Ascoltaci, Padre!

Atti di guerra e di violenza inaudita accadono anche in molte parti dell’Africa: ti preghiamo,
difendi gli innocenti, difendi i poveri, difendi i piccoli.
Ascoltaci, Signore!

La violenza soprattutto sulle donne, con comportamenti indegni della dignità umana, egoismi
mostruosi sono sempre più all’ordine del giorno. Solo tu Signore puoi risanarci e liberarci.Ascoltaci, Signore!

Manda il tuo Spirito Signore e nella mente degli uomini si approfondisca la ricerca delle radici
del male sconfinato che contagia il mondo e ci si convinca che tutto dipende dalla chiusura e
dall’indifferenza verso i fratelli.
Ascoltaci, Padre!

 

Canto

 

Cosa ha veramente valore nella mia vita, cosa rimarrà al termine dei miei giorni, cosa porterò con
me quando entrerò nella patria? C’è una Parola di Gesù che ci dà una grande luce e che ci toglie
ogni dubbio: Il peso, la valutazione dell’uomo, il valore dell’uomo è l’amore. Tutto finirà, non por-
terà con sé niente: quel che conta è solo l’amore che avrà vissuto.

 

Dal Vangelo Secondo Matteo
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua
gloria. Davanti a Lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pa-
store separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora
il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità
il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete
vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli ri-
sponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o asse-
tato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo
e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lon-
tano da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto
fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e
non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. An-
ch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o
nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito? Allora egli risponderà loro: “In verità io vi
dico: Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me” E se
ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna.
Parola del Signore.

 

Maria è l’esempio che Dio nella sua misericordia ha posto davanti a noi, in lei troviamo gli atteg-
giamenti e gli affetti che dovrebbero rendere cristiani anche le nostre vite. Con l’aiuto del no-
stro amico Don Tonino Bello avviciniamoci alla sua vita.

 

Santa Maria, Madre tenera e forte, nostra compagna di viaggio sulle strade della vita, ogni volta che
contempliamo le cose grandi che l’Onnipotente ha fatto in te proviamo una così viva malinconia per
le nostre lentezze, che sentiamo il bisogno di allungare il passo per camminarti vicino[ …] Asseconda,
pertanto il nostro desideriodi prenderti per mano e camminare con te, e accelera le nostre cadenze
di camminatori un po’ stanchi. Divenuti anche noi pellegrini nella fede, non solo cercheremo il volto
del Signore, ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana verso coloro che si trovano
nel bisogno, raggiungeremo in fretta la “città” recandole gli stessi frutti di gioia che tu portasti un
giorno a Elisabetta lontana. Santa Maria, donaci la gioia di intuire, pur tra le tante foschie dell’au-
rora, le speranze del giorno nuovo. Ispiraci parole di coraggio. Non farci tremare la voce quando, a
dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo, osiamo annunciare che ver-
ranno tempi migliori. Non permettere che sulle nostre labbra il lamento prevalga mai sullo stupore,
che lo sconforto sovrasti l’operosità. Che lo scetticismo schiacci l’entusiasmo e che la pesantezza
del passato ci impedisca di far credito sul futuro. Aiutaci a scommettere con più audacia sui gio-
vani e preservaci dalla tentazione di blandirli con la furbizia “parolaia” consapevoli che solo dalle no-
stre scelte di autenticità e di coerenza essi sono disposti ancora a lasciarsi sedurre. Moltiplica le
nostre energie perché sappiamo investirle nell’unico affare ancora redditizio sul mercato della ci-
viltà: la prevenzione della nuove generazioni dai mali atroci che oggi rendono corto il respiro della
terra. Dai alle nostre voci la cadenza degli alleluia pasquali. Aiutaci a comprendere che additare le
gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono.

 

Canto

 

Accogliamo la pace che scende su di noi dall’amore del Padre e insieme preghiamo: Padre nostro!
Scambiamoci un gesto di pace.

E su tutti noi, sulle nostre famiglie, scenda la Benedizione di Dio Padre, di Gesù suo Figlio e dello
Spirito Santo: Il Signore ci benedica e ci custodisca, mostri a noi il suo volto e abbia misericordia
di noi. Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace. Il Signore ci benedica!

 

Canto finale

 

Fraternità Francescana Frate Jacopa – Preghiera mese di luglio 2023