Bellamonte, Sala Polifunzionale, 25-27 agosto 2015
Durante l’ormai tradizionale Meeting di Fraternità a Bellamonte, tenuto dalla Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa, nella splendida cattedrale naturale delle Dolomiti si è svolto il Convegno “Laudato si’ sulla cura della casa comune” – Custodire la terra, coltivare l’umano – con il Patrocinio del Comune di Predazzo e la partecipazione di qualificati esperti, nell’intento di interrogarsi alla luce della Enciclica di Papa Francesco sulla sempre più cruciale questione ambientale per porsi in stato di risposta.
“Ci siamo particolarmente sentiti interpellati come francescani – ha esordito nella introduzione ai lavori la presidente Argia Passoni – dalla esemplarità del Santo di Assisi proposta dall’Enciclica come fondamentale modalità da assumere nel rapporto con la natura, interpellati più che mai ad una restituzione di quanto ricevuto, di fronte al lamento che sale dalla terra e dagli impoveriti di questo nostro mondo”. Già il titolo “Laudato si’” porta immediatamente a cogliere la necessità di un cambiamento profondo di prospettiva. Non è possibile infatti arrivare ad una soluzione della complessa questione ambientale attraverso semplici buone pratiche: c’è la necessità di un cambiamento di rotta e occorre “alzare lo sguardo”, perché senza uno sguardo contemplativo, senza attivare profondamente in noi lo stupore, senza riconoscere il dono del creato, non potrà esserci alcun effettivo risanamento. Di grande interesse poi la seconda parte del titolo “la cura della casa comune”, casa comune per designare la terra, nostra madre e sorella. Casa indica dimora, un luogo in cui si progetta insieme il vivere. Rimanda ad una comunanza di origine, ad un’unica famiglia nell’ambito di un’unica fraternità creaturale. Casa comune rimanda ad una relazionalità profonda, con il Creatore, con la natura, con tutti gli uomini. Richiama una relazione affettuosa in opposizione ad una neutralità foriera di dominio, di manipolazione dell’altro, dei popoli, della natura. Comporta interdipendenza, reciprocità, dunque esistenza di relazioni che sono componenti costitutive della realtà, che non possono essere disattese, pena il degrado ambientale ed umano.
Nella vita offerta all’uomo come dono – ha ricordato A. Passoni – è iscritto il debito della responsabilità per il fratello e per il creato: il dato costitutivo del dono si accompagna al dato costitutivo del compito di custodia affidato all’uomo. Custodire la terra, la sua preziosità, significa coltivare l’umano perché rispondere allo statuto creaturale predisposto dall’azione provvidente del Creatore per la vera felicità di ogni uomo, significa crescere in umanità, uscendo dall’alienazione, dal disorientamento, dalla infelicità propria dell’uomo che non sa quale è la sua casa. Il percorso del Convegno – ha concluso A. Passoni – prende in considerazione i punti nodali proposti dall’Enciclica, per essere aiutati a non disperderne la ricchezza ed essere orientati ad un abitare nel segno della benedizione e della lode, con tutto ciò che questo comporta di cura del territorio, di rinnovamento degli stili di vita, di consapevolezza del debito ecologico verso la terra e tanta parte dell’umanità, e con tutto ciò che comporta in termini di custodia sollecita, attenta ad attivarsi in una corresponsabilità con tutti gli uomini e le donne di questo nostro pianeta per abbracciare una cultura della cura da estendere a tutte le dimensioni della società.
La parte introduttiva si è conclusa con la lettura del cordiale saluto e degli auguri alla Fraternità Francescana Frate Jacopa e a tutti i convenuti da parte dell’Arcivescovo di Trento, Mons. Luigi Bressan, impossibilitato ad intervenire per precedenti impegni pastorali. E, dopo aver accolto l’auspicio del Parroco, Don Giorgio Broglio, per un salutare impegno per il creato all’insegna della misericordia e la peculiare indicazione di Papa Francesco da assumere per “una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda”, il Convegno ha preso l’avvio con la prima parte incentrata sulla presentazione dell’Enciclica di Papa Francesco.
S. E. Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza, già Segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, ha illustrato i contenuti dell’Enciclica “Laudato si’” sulla cura della casa comune”, riguardante la grande questione ecologica che sta assillando sempre più i nostri tempi e che già era stata oggetto delle preoccupate annotazioni dei suoi predecessori: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Anche per Papa Francesco – ha detto il relatore – la crisi ambientale, causata in ultima analisi da una crisi antropologica ed etica, postula un impegno sistematico e convinto sul versante dell’ecologia umana. Occorre in particolare un attento discernimento sui modelli di crescita che guidano lo sviluppo economico e che sono incapaci di garantire il rispetto per l’ambiente e la salvaguardia della dignità della persona.gruoop banner
Alla loro base sta spesso un’errata concezione della libertà umana che non riconosce limiti e disgiunge, insensatamente, l’etica sociale ed ambientale dall’etica della vita. La relazione disordinata nei confronti della natura è sintomo di un rapporto errato nei confronti di Dio e di se stessi. Sicché, come ha ben detto il patriarca Bartolomeo, citato da Papa Francesco, si deve parlare di peccati contro la creazione e contro Dio. S. Francesco d’Assisi, con il suo sguardo contemplativo nei confronti del creato, meglio di ogni altro ci fa capire come si possa giungere a parlare così, ossia di un’offesa fatta agli esseri viventi e al loro Fattore: fra tutte le creature, tra l’uomo e la natura, esiste un vincolo di comune fraternità, che è originato dall’atto creatore di Dio Padre.
Mostrando la dimensione di trascendenza del creato, Papa Francesco sollecita a elaborare un’ecologia integrale a partire da un nuovo umanesimo e, quindi, da un’antropologia globale, sociale, relazionale, aperta alla Trascendenza.
Il metodo che attraversa tutta l’Enciclica “vedere, giudicare, agire, celebrare” – ha evidenziato Mons. Toso – offre criteri di giudizio e indica orientamenti pratici per i vari livelli di esistenza, dal livello internazionale, al livello nazionale e locale.
Occorre che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale pensando ad un progetto comune,muovendo dalla consapevolezza che i problemi sono interdipendenti e che il processo deve essere sempre più democratico e partecipativo.
Per raggiungere questo scopo sono enucleate nell’Enciclica linee di azione ispirate a una spiritualità ecologica e viene prospettata un’opportuna opera di educazione. Con la sua Enciclica Papa Francesco intende promuovere un movimento ecologico mondiale, per collaborare nella costruzione della casa comune e vincere l’indifferenza e l’idolatria del denaro e della tecnica. Non si potrà risolvere la crisi attuale senza uno sguardo plurivalente, plurale non univoco, e tutte le sinergie vanno poste in campo. Si tratta di unire la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile integrale. lucia
La mattina del 26 agosto la Prof.ssa Lucia Baldo (Commissione Formazione FFFJ) ha proposto un rilettura del Cantico delle Creature di S. Francesco. Il Cantico delle creature – ha detto Lucia Baldo – non presenta una visione estetica dell’universo e non può essere visto unicamente come un’eco di espressioni bibliche. Per penetrarne in profondità il valore, occorre considerare che l’autore nel 1225, quando lo compose, stava attraversando una crisi fisica e spirituale e che, solo dopo aver ricevuto dal Signore l’assicurazione della salvezza ed essere stato da Lui chiamato “fratello”, scaturì dal suo animo questo Cantico come espressione di lode al Signore per avergli riservato un posto nel Suo Regno. In questi versi S. Francesco si rivolge all’Altissimo pronunciando le Sue stesse parole. Il sole, la luna e le stelle, il vento, l’acqua, il fuoco e la terra sono parole di Dio e S. Francesco nel Cantico vuol celebrare la dignità impressa loro dal progetto del Creatore. Oggi questa dignità è stata alterata dall’intervento sconsiderato delle mani dell’uomo volto esclusivamente al profitto e alla manipolazione dell’universo. S. Francesco non ha un atteggiamento arrogante che tende alla prevaricazione, ma umilmente si abbassa al livello delle altre creature per poterle avvolgere col suo abbraccio fraterno. Gli aggettivi con cui egli battezza le creature, denominate “fratelli” e “sorelle”, sono espressione dell’anima del Santo purificata da vent’anni di conversione e approdata, alla fine della sua vita, alla piena riconciliazione con Dio, con se stesso e con il mondo, in spirito di perfetta letizia.
Il Prof. Simone Morandini (teologo della creazione, Facoltà Teologica Italia Settentrionale e Ist. Ecumenico S. Bernardino di Venezia) nella sua relazione “Abitare la terra nel segno della benedizione e della lode” ha offerto alcune chiavi di lettura dell’Enciclica “Laudato si’”. Ha sottolineato che il Papa cita S. Francesco, chiamandolo “un mistico e un pellegrino” e proponendolo quale fonte di ispirazione per vivere il nostro presente in modo da “diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza”. Morandini ha sottolineato anche la continuità della “Laudato sì’” con il magistero dei suoi predecessori e l’apertura cosmica ed ecumenica dell’Enciclica. Infatti proprio in ambito ecumenico le chiese cristiane hanno imparato ad ascoltare il grido della terra come casa comune. Dunque l’Enciclica pur aprendo uno spazio carico di novità è altresì orientata alla ripresa ed al ripensamento di motivi tradizionali.s
Il testo è forte da un punto di vista ecologico, ma anche eticamente impegnativo, perché interpreta le contraddizioni di un tempo dominato da un sistema tecnocratico globalizzato della crisi ecologica. La “Laudato si’” fa riferimento al principio dell’universale destinazione dei beni della terra, al rifiuto del predominio della tecnoscienza, all’ecologia ambientale e umana/integrale, e tuttavia il vero e proprio centro dell’Enciclica è teologico nel riferimento alla figura di Gesù, allo sguardo pieno di affetto e stupore da Lui indirizzato alla natura, con la quale è vissuto in piena armonia. Il percorso proposto dal Papa guida alla contemplazione di un Dio trinitario che è lui stesso relazione, amore, sguardo di tenerezza rivolto ad ogni creatura, origine ultima del mondo e della vita. È a Lui che dobbiamo rivolgerci per compiere in pienezza una conversione ecologica e proteggere questo mondo che Dio ci ha affidato.
Nel pomeriggio di mercoledì 26/8 tre interessanti relazioni nella Sezione “In ascolto del territorio”. La prima “Le comunità locali e la gestione di un Patrimonio dell’umanità” è stata presentata dalla Dott.ssa Marcella Morandini che si è soffermata ad analizzare in dettaglio i contenuti e i valori delle Dolomiti Patrimonio dell’Unesco, Fondazione della quale è Segretario generale, con una lucida analisi delle strategie di gestione, del ruolo delle comunità locali, delle nuove tecnologie e dei vari progetti. A questo proposito ha ricordato gli undici incontri già fatti in diverse località del territorio di competenza (Trento, Bolzano, Belluno, Udine e Pordenone) con risultati importanti presentati il 28 agosto al LabFestival 2015 in Auronzo. A pochi anni dal riconoscimento Unesco, con il coinvolgimento delle cinque province coinvolte, ha preso avvio una sperimentazione di governance condivisa di grande interesse per la cura di questo ecosistema.
L’Assessore provinciale Dott. Mauro Gilmozzi si è soffermato, quindi, sulle politiche ambientali legate al territorio, con l’impegno “di far sì che queste montagne rimangano abitate” e di “cercare sempre di capire come utilizzare l’ambiente in modo consapevole”. Ricordando la tragedia di Stava, ha sottolineato “la responsabilità degli uomini di fronte a certi eventi” e “l’importanza dell’ecologia come speranza nel mondo”. Ha richiamato quindi le azioni della Provincia di Trento nella gestione del territorio, senza dimenticare “l’importanza dell’ambiente come fattore di sviluppo, pur ponendosi dei limiti”, e ribadendo la “necessità di investire nella formazione, nell’educazione e nella comunicazione, senza le quali il cambiamento non c’è”.
L’ultimo intervento è stato quello del Sindaco Dott.ssa Maria Bosin che ha fatto una carrellata sulle diverse iniziative (acquedotti, fognature, la centralina idroelettrica, l’illuminazione, il teleriscaldamento, il riuso permanente) portate avanti a Predazzo nell’ultimo quinquennio, proprio all’insegna della cura della casa comune.
Il 27 agosto il Dott. Rosario Lembo (Presidente del Comitato Italiano Contratto Mondiale dell’Acqua) ha presentato la relazione “Diritto all’acqua per tutti: un debito sociale e ambientale” in cui ha segnalato come la nuova Enciclica di Papa Francesco s’innesti nella evoluzione coerente della dottrina sociale della Chiesa sull’ambiente ed offra un contributo destinato ad ulteriore approfondimento anche per l’atteggiamento di sincera apertura che la caratterizza. Ha notato, inoltre, come Papa Francesco adotti per la prima volta un metodo partecipativo aperto alla società civile e al coinvolgimento di quanti sono mobilitati a difesa dei beni comuni, pur nella consapevolezza della difficoltà delle sfide da affrontare per dare speranza all’intera famiglia umana. Tra queste R. Lembo si è soffermato in particolare sull’importanza del riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale. Egli ha, inoltre, sottolineato che nell’enciclica del Papa, “Laudato si’”, l’acqua oltre che un “diritto umano, universale, specifico”, è una “condizione essenziale per l’esercizio degli altri diritti umani” e pertanto vada difesa anche rispetto a processi di rivendicazione del diritto alla terra, al cibo, alla salute.
Ciò comporta la responsabilità individuale e collettiva e, quindi, la necessità di promuovere una solidarietà da porre a base dei diritti di terza generazione (ambiente, sviluppo e pace), con un richiamo alla responsabilità dei Governi. La proposta e la sfida sociale e politica che Papa Francesco lancia, secondo R. Lembo, è quella di associare alla pratica delle buone pratiche individuali, la mobilizzazione politica di proposta, per ottenere l’approvazione da parte degli Stati di nuovi strumenti giuridici a difesa dei diritti umani, e di contrasto allo strapotere delle imprese multinazionali.
Ha concluso il Convegno la relazione “Nuovi stili di vita: percorsi di misericordia” di p. Lorenzo Di Giuseppe (teologo morale). Il Convegno – ha detto il relatore – ha evidenziato la necessità di una conversione profonda, personale e comunitaria. Si tratta di passare dall’essere consumatori ad essere cittadini responsabili di questa casa comune, passare dallo sfruttare a diventare custodi secondo il progetto di Dio perché la terra sia un dono non solo per noi, ma per tutta l’umanità e per tutta l’umanità futura.
L’Enciclica “Laudato si’” ci mobilita, ancor più come francescani. S. Francesco è proposto come modello di riferimento per un abitare nel segno della benedizione e della lode, tenendo conto che sulla terra ci sono tanti poveri esclusi dai beni di creazione che sono diritto nativo di ogni uomo.
Siamo sollecitati a svegliare la nostra responsabilità – ha detto p. Lorenzo –, vedere seriamente cosa possiamo fare e quindi cosa dobbiamo fare noi. Bisogna cambiare rotta. “Siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre, perché il nostro pianeta sia quello che egli ha sognato nel crearlo”.
Uno stile di vita diverso rispetto a ciò che sta causando queste sofferenze è vero itinerario di misericordia verso la terra e verso i poveri che insieme gemono per l’egoismo accaparratore che tutto devasta e inquina riducendo a scarto la natura e gli stessi uomini.
Con gli occhi puntati su S. Francesco siamo chiamati ad amare, ad uscire da noi stessi, ad avere misericordia, a renderci disponibili ad una conversione integrale, coinvolgendo tutta la nostra persona, pensieri, affetti, scelte di vita.
Emerge la consegna di nuovi stili di vita per un nuovo vivere insieme:
* È fondamentale recuperare la capacità contemplativa, vedendo la creazione quale veramente è: manifestazione dell’amore e della significazione della bellezza di Dio
*Occorre uscire dalla mentalità consumistica, riprenderci la libertà di essere noi stessi, di saper amare, di saper ammirare la bellezza, di sapere trovare il tempo di stare a parlare serenamente tra i coniugi, tra i figli, in famiglia, nella fraternità. Custodirci dal consumismo che anestetizza la parte bella della nostra vita e del nostro cuore è parte integrante della cura della casa comune.
* Ripensare seriamente la povertà ci aiuterà ad assumere come criterio una sobrietà liberante, che ci ridà la nostra dimensione di uomini, che ci ridà un cuore, che ci ridà il tempo da saper usare.
* Non pensare che il cambiamento del nostro comportamento non incida. Il nostro gesto anche piccolo è come un immettere il bene nel tessuto della società. Dalla nostra quotidianità possiamo agire come piccolo seme, vivendo da fratelli e non da predatori dissennati, facendo entrare nella nostra vita la cura del bene comune.
* Non limitarsi ai nostri comportamenti personali privati ma coinvolgere le persone che vivono intorno a noi, gli amici, la famiglia, la fraternità… Fare alleanza, fare rete: si tratta di immettere una trasformazione dentro la società. Si tratta di imparare ad esercitare una cittadinanza attiva ed ecologica. Ed aiutarsi nel discernimento comunitario è fondamentale per affrontare la complessità.
* Tutto questo è misericordia verso questa nostra terra e verso i più poveri.
La ricchezza di lettura offerta dalle varie relazioni ci ha portato al cuore di questa straordinaria Enciclica di convocazione universale consegnandoci il mandato di “una ritessitura di motivazioni vitali, capaci di rigenerare una passione per la cura del mondo” nella gratitudine e nella gratuità per il dono della fede, da imparare sempre più a restituire come fermento di vita nuova per tutta la società.
La preghiera di ringraziamento e di invocazione, innalzata nella Chiesetta di Bellamonte, ha concluso nel modo più alto e profondo il Convegno, dando l’avvio nella comunione ecclesiale alla Celebrazione della Giornata per la Custodia del Creato.
A cura di Graziella Baldo