Ringraziamo continuamente il Signore che ci ha chiamati a vivere nella Chiesa come nella famiglia di Dio, come il corpo di Cristo di cui siamo membra. Con il Battesimo siamo entrati a far parte di questo Popolo di Dio che cammina tenendo i piedi sulla terra, il cuore nel cielo e l’orecchio ben aperto all’ascolto della comunità. In questo tempo la Chiesa ci parla della malattia e della morte come occasione di crescere nella carità verso i fratelli e per intraprendere un modo nuovo di camminare insieme. Papa Francesco ripropone davanti ai nostri occhi la parabola del Buon Samaritano invitandoci a specchiarci in essa per costruire un mondo più fraterno che metta al centro l’attenzione ad ogni persona, dia ascolto soprattutto ai più feriti dalla vita, e si faccia carico di chi giace ai margini della via. La recente esperienza della malattia ci insegni a “camminare assieme secondo lo stile di Dio che è vicinanza, compassione e tenerezza”. Credendo fermamente che quando ci raduniamo nel nome del Signore, Gesù è in mezzo a noi, preghiamo.

 

                                           Veglia di preghiera
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Con umiltà chiediamo al Signore Gesù che ci conceda il dono della preghiera, la capacità di fermarci con Lui, di entrare in dialogo con lui.

Preghiamo insieme: Padre nel nome di Gesù, tuo Figlio, ti chiediamo che lo Spirito Santo riversi in noi l’amore di ritorno a Gesù che si è fatto uno di noi e che per noi volontariamente ha scelto di morire in croce, ha sconfitto la nostra morte e mediante la sua risurrezione ci ha aperto la strada alla vita. Padre, non farti fermare dalla durezza del nostro cuore, non lasciarci nella indifferenza verso i nostri fratelli e il nostro mondo viva nella fraternità e nella pace. Amen

Canto

Papa Francesco ha inviato un messaggio per la XXXI giornata mondiale del malato (11 febbraio) “Abbi cura di lui: la compassione come esercizio sinodale di guarigione”. Il Papa ci ricorda che la Chiesa è nel pieno del cammino sinodale e ci invita a riflettere che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio che è vicinanza, compassione e tenerezza. Già nell’Enciclica “Fratelli tutti”, il Papa aveva parlato della malattia ponendola sotto la luce della Parabola del Buon Samaritano intesa come punto di svolta per poter uscire dalle ombre di un mondo chiuso e pensare e generare un mondo aperto (cfr. FT 56). Abbiamo bisogno di metterci davanti alla Parabola del Buon Samaritano con un cuore sempre nuovo.

 

Dal Vangelo secondo Luca (10, 29-37)
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino, poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nei mani dei briganti?”. Quello rispose: ”chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

 

La nostra preghiera sia prima di tutto un ringraziamento al Signore ma anche una costante invocazione a Dio nostro Padre al quale, nel nome di Gesù, chiediamo di aver misericordia di tutta l’umanità e soprattutto di chi sta nel pericolo, di chi soffre, di chi attende un aiuto solo da Lui, di chi ha perso ogni speranza e vive nella disperazione. Il Signore ci conceda di essere una comunità che cammina insieme, capace di non lasciarci contagiare dalla cultura dello scarto.

 

Preghiamo: Padre, nostra unica speranza ascoltaci!

Padre, ti affidiamo tutti i feriti dall’insana violenza delle armi, in particolare ucraini, russi, iraniani e feriti in tutti i luoghi dove le armi uccidono e causano sofferenze. Padre, nostra unica speranza ascoltaci!

Padre, ti preghiamo per tutti i malati terminali: ti preghiamo perché, con gli occhi fissi su Gesù Crocifisso, trovino un senso e una speranza per la loro malattia. Padre, nostra unica speranza, ascoltaci!

Padre, donaci pietà e misericordia verso tutti gli anziani, verso i paralizzati, verso coloro che hanno perso la vista o l’udito, e tutti gli incapaci di essere autosufficienti. La nostra vicinanza li consoli e sia per loro segno del tuo amore misericordioso. Padre, nostra unica speranza, ascoltaci!

Padre, ti preghiamo per i malati mentali. per coloro che sono oppressi da depressione, esaurimenti o da comportamenti anormali tante volte lasciati a una condizione di solitudine e di abbandono, ridotti a scarto della società. Padre, nostra unica speranza, ascoltaci!

Padre ti preghiamo per tutti coloro che non riescono ad avere cure ed accoglienza nelle strutture sanitarie, per coloro che sono respinti, abbandonati da tutti, considerati inutili. Padre, nostra unica speranza, ascoltaci!

 

Canto

 

Gesù invia gli Apostoli a portare l’annuncio del Vangelo, a dare una buona notizia ai poveri, a liberare dal maligno, a guarire i malati. Cosa vuol dire “guarire i malati”? Papa Francesco ci ricorda come consolare i malati fa parte del cammino sinodale della Chiesa ed è una delle opere di misericordia che attendono la nostra carità.

 

Dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del malato
La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione […]. Fratelli, sorelle, non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell ’età […] È così importante anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”: la sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura. Tutti siamo fragile e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. L a condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse fratelli e sorelle. La Giornata Mondiale del Malato, in effetti, non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il Popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme, occorre ricercare attivamente le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute. “Abbi cura di lui” è la raccomandazione del Samaritano all’albergatore. Gesù la rilancia anche ad ognuno di noi, e alla fine ci esorta: “Va’ e anche tu fa così”. Come ho sottolineato in “Fratelli Tutti” “la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune” (n. 67).

 

In questa giornata del malato tutta la Chiesa si unisce nella preghiera ed anche i Vescovi nelle singole chiese particolari sollecitano i cristiani a incontrarsi per chiedere al Signore la luce e la forza per affrontare il peso della malattia. Uniamoci alla preghiera preparata dai nostri Vescovi.

Padre Santo, noi siamo tuoi figli e tutti fratelli. Conosciamo il tuo amore per ciascuno di noi e per tutta l’umanità. Aiutaci a rimanere nella tua luce per crescere nell’amore vicendevole, e a farci prossimi di chi soffre nel corpo e nello spirito. Gesù figlio amato, vero uomo e vero Dio, Tu sei il nostro unico Maestro. Insegnaci a camminare nella speranza. Donaci anche nella malattia di imparare da Te ad accogliere le fragilità della vita. Concedi pace alle nostre paure e conforto alle nostre sofferenze. Spirito consolatore, i tuoi frutti sono pace, mitezza e benevolenza. Dona sollievo all’umanità afflitta dalla pandemia e da ogni malattia. Cura con il tuo amore le relazioni ferite, donaci il perdono reciproco, converti i nostri cuori affinché sappiamo prenderci cura gli uni degli altri. Maria, testimone della speranza presso la Croce, prega per noi.

 

Canto

 

Collegato al problema della malattia c’è il problema della morte ed è preoccupante il diffondersi della cultura della morte nella nostra società. Il 5 febbraio i cristiani che vivono in Italia celebrano la 45a Giornata per la Vita e i Vescovi italiani hanno inviato un messaggio auspicando che si rinnovi l’adesione dei cattolici al Vangelo della vita, l’impegno a smascherare la cultura di morte e a promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita. Abbiamo bisogno di luce per un discernimento che sia davvero amore per i fratelli che si trovano nella difficoltà estrema.

 

Dal Messaggio dei Vescovi per la Giornata Nazionale per la vita
In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una soluzione “drammatica”: dare la morte.Certamente a ogni persona e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni maturano in condizione di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia, non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali[…] Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio […] La Giornata per la vita rinnovi l’adesione del cattolici al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita.

 

Ci rivolgiamo a Maria con le parole di S. Giovanni Paolo II nella Enciclica Evangelium Vitae.

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi, affidiamo a Te la causa della vita: guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall’indifferenza o da una presunta pietà. Fa che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della Vita. Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona volontà la civiltà della verità e dell’amore, a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.

 

Concludiamo il nostro tempo di preghiera augurandoci la pace: pace a noi, pace a coloro che vivono con noi, pace a tutti i nostri fratelli; invochiamo la pace tra la Russia e l’Ucraina, invochiamo la pace in Iran e in Palestina, pace dove le persone sono perseguitate, umiliate ed uccise. A nome di tutta l’umanità preghiamo Dio nostro Padre: Padre nostro!

 

E su tutti noi scenda la Benedizione del Signore:

Il Signore ci benedica e ci custodisca, mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi. Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace. Il Signore benedica ciascuno di noi. Amen

 

Canto finale