L’approssimarsi del S. Natale ci conduce a riflettere sul misteropreghiera-S.Francesco-Maria
dell’indifferenza di tutta l’umanità all’evento straordinario della nascita di Gesù. Nessuno si è ricordato dell’accorato grido dei Profeti: “Vieni!”. E nessuno ha saputo interpretare il trepido presentimento di poeti pagani che qualcosa stava per accadere. Ma non è esatto dire che “nessuno lo accolse”: c’è un piccolo popolo di persone semplici, di “umili servi di Jahve” che lo accolgono: Maria prima di tutti, lei stessa si definisce “umile serva del Signore”, S. Giuseppe, uomo del silenzio e custode dei beni di Dio, i pastori di Betlemme, Giovanni Battista, Elisabetta e Zaccaria, i due vecchi Simeone ed Anna.
Questi hanno coscienza della loro pochezza personale e stanno davanti al Signore sentendo tutta la necessità dell’aiuto di Dio, invocando la sua venuta. Gesù stesso farà parte di questo gruppo e dirà: “Venite a me che sono mite ed umile di cuore”.
Studiando l’Enciclica “Fratelli tutti”, in questo tempo di Avvento, si è reso sempre più evidente che per camminare verso l’amicizia sociale e verso la fraternità è necessario anche ripensare il nostro rapporto con i beni, dando ad essi il giusto posto nel nostro ordine di valori, scegliendo una vita sobria, libera, che tenga conto della condizione economica di tutti gli uomini, in particolar modo di coloro che non hanno il necessario per una vita dignitosa. Chiediamo al Signore lo Spirito di sapienza per avere in noi una retta valutazione dei beni e un uso sobrio, libero e fraterno nella gratitudine verso il nostro Creatore.

 

                                                                   Veglia di preghiera

Presidente: Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Mettiamo il nostro cuore e tutta la nostra attenzione in Dio nostro Creatore e nostro Redentore.

Preghiamo con S. Francesco: Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché con la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali e noi fatti a sua immagine e somiglianza hai posto in paradiso. E noi per colpa nostra siamo caduti.
E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria. Benedetto sei tu nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto

 

“Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità, una nuova tappa […] Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite” (FT,77). La nostra corresponsabilità si gioca molto sull’uso diverso dei beni che il Creatore ha dispensato generosamente per tutti gli uomini. I beni non sono un valore assoluto, non sono un trono su cui innalzarci, non sono un dio a cui chiedere la vita e la felicità: sono strumenti per la vita di tutta l’umanità.

 

Dall’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco (118-120)
Il mondo esiste per tutti, perché tutti noi esseri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità. Le differenze di colore, religione, capacità, luogo di origine, luogo di residenza e tante altre non si possono anteporre o utilizzare per giustificare i privilegi di alcuni a scapito dei diritti di tutti. Di conseguenza, come comunità siamo tenuti a garantire che ogni persona viva con dignità e abbia opportunità adeguate al suo sviluppo integrale. Nei primi secoli della fede cristiana, diversi sapienti hanno sviluppato un senso universale nella loro riflessione sulla destinazione comune dei beni creati. Ciò conduceva a pensare che, se qualcuno non ha il necessario per vivere con dignità, è perché un altro se ne sta appropriando. Lo riassume S. Giovanni Crisostomo dicendo che “non dare ai poveri parte dei propri beni è rubare ai poveri, è privarli della loro stessa vita; e quanto possediamo non è nostro, ma loro”. Come pure queste parole di S. Gregorio Magno: “Quando distribuiamo agli indigenti qualunque cosa, non elargiamo roba nostra ma restituiamo loro ciò che ad essi appartiene”. Di nuovo faccio mie e propongo a tutti alcune parole di San Giovanni Paolo II, la cui forza non è stata forse compresa: “Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno”.

 

Papa Francesco al termine della sua importante riflessione” Fratelli tutti” ci suggerisce questa preghiera:

Signore e Padre dell’umanità, che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità, infondi nei nostri cuori uno spirito di fratelli.

Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace. Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno, senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.

Il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra, per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi, per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise.

Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano, per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si alza in piedi. Amen.

 

Canto

 

Nella Chiesa delle origini le comunità procuravano il sostentamento per gli Apostoli e i predicatori del Vangelo. Lo stesso gruppo di Gesù viveva delle elemosine del gruppo delle donne che anche loro seguivano Gesù. S. Paolo riusciva quasi sempre ad essere autosufficiente esercitando un mestiere. Nella Lettera ai Corinzi, prendendo motivo dalla colletta che in ogni comunità si organizzava per i poveri di Gerusalemme, S. Paolo ci dà una profonda riflessione sui beni sottolineando come un uso fraterno può portare ad una comunione e ad una benedizione particolare da parte dei poveri.

 

Dalla seconda Lettera ai Corinzi (8-9)
Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle chiese della Macedonia, perché nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità [… ]. Tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglie e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare ogni grazia, perché avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti: Ha largheggiato, ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno. Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro. Perché l’adempimento di questo servizio sacro non provvede solo alle necessità dei fratelli, ma deve anche suscitare molti ringraziamenti a Dio.
A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del Vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti. Pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi. Grazie a Dio per questo dono ineffabile.

 

Con umiltà e affetto filiale ci rivolgiamo a Dio Padre che ha a cuore il bene di tutti noi uomini e che indistintamente provvede alle necessità di tutti.

 

Preghiamo: Donaci un cuore nuovo, o Signore!

La pandemia del Covid-19 che sta angosciando tutta l’umanità potrebbe aiutarci a pensare e a vivere in modo nuovo il possesso delle ricchezze, a convincerci che ogni uomo ha il diritto di creazione di avere il necessario per vivere lui e la sua famiglia. Signore, aiuta tutti noi e tutta l’umanità ad un cammino di conversione. Preghiamo: Donaci un cuore nuovo!

La difesa dal virus killer che non guarda in faccia a nessuno che non rispetta gerarchie, né razze, né religioni, potrebbe orientare i responsabili della società e della politica a decidersi per una legislazione che metta al centro il bene comune. Aiutaci, Signore, a costruire una cultura di  fraternità e di pace. Preghiamo: Donaci un cuore nuovo!

In questo tempo di difficoltà e di paura per tutti, i poveri, gli scartati, gli emarginati, sono ancora più soli e spesso senza speranza. Chiediamo a Dio Padre di concederci di fare la nostra parte e di non voltarci mai dall’altra parte quando incontriamo situazioni difficili. Preghiamo: Donaci, Padre, un cuore nuovo!

Preghiere spontanee.

 

Canto

 

Gesù nella parabola del ricco epulone vuole stigmatizzare l’atteggiamento della indifferenza che rende insensibile alla sofferenza del fratello. La ricchezza vissuta egoisticamente inaridisce il cuore, spazza via ogni sentimento e ci rende insensibili: solo i cani lenivano le sofferenze del povero Lazzaro!

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,19-31)
Diceva ai suoi discepoli: c’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi tra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua perché soffro terribilmente in questa fiamma. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”.

 

Nella sua misericordiosa provvidenza Dio sceglie Maria quale mediatrice per rivolgersi a noi quasi per ridurre la distanza tra Lui e noi e per facilitare la nostra comprensione delle vie del suo amore. In questo tempo ci viene più spontaneo che mai rivolgerci alla sua materna protezione.
Lo facciamo con le parole di S. Giovanni Paolo II:

Madre degli uomini e dei popoli, Tu che “conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo Cuore e abbraccia con l’amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli. Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento hanno particolarmente bisogno. “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio santa Madre di Dio”! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento!

 

Canto

 

A conclusione della preghiera, chiediamo a Gesù che viene per farsi nostro fratello, il dono della pace e della serenità per noi, per le nostre famiglie, per tutti coloro che soffrono. Insieme rivolgiamoci a Dio nostro Padre pregando:

Padre nostro

E su tutti noi scenda la benedizione di Dio Padre, di Dio Figlio e di Dio Spirito Santo e ci mantengano nella fede e nella speranza. Il Signore ci conceda di celebrare nella gioia la Festa del Santo Natale! Amen.

 

Canto finale

Fraternità Francescana Frate Jacopa – Preghiera mese di dicembre 2020