In ogni inizio anno, per la Giornata Mondiale della Pace attendiamo con fiducia un Messaggio che ci indichi la via per camminare insieme verso la Pace. Anche quest’anno la nostra attesa non è stata delusa e Papa Francesco ci ha inviato un suo interessantissimo messaggio sul tema che ci trova particolarmente attenti come francescani: “Fraternità, fondamento e via per la Pace”. Non si tratta della solita “parola buona” all’inizio del nuovo anno. È una proposta alternativa per vivere insieme in un modo nuovo e per camminare verso la soluzione di pesanti e non più dilazionabili problemi che riguardano tutta l’umanità. È un discorso serio, rivolto a tutti gli uomini sulla necessaria conversione da accogliere nell’intimo come fermento nuovo per pensieri e azioni che edifichino la pace. La fraternità è la soluzione che ci viene posta davanti, ma noi, soprattutto per la nostra debolezza, non riusciamo a farla nostra. È questa la incredibile situazione in cui ci pone il peccato, rendendoci impraticabile la via, l’unica via riconosciuta come vera ed efficace. Abbiamo bisogno della preghiera e di grande fiducia nell’opera dello Spirito Santo. In questo incontro di preghiera cercheremo di accogliere in noi il Messaggio del santo Padre.
Veglia di preghiera
Iniziamo la preghiera nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’amore del Padre, la comunione del Figlio e la gioia dello Spirito Santo riempia il cuore di tutti noi. Amen
Preghiamo: Dio grande e misericordioso, tu ci doni di iniziare un nuovo anno con fiducia perché non ci lasci mai soli ed anche in mezzo alle difficoltà e alla fatica della vita ci tieni per mano e ci concedi anche di poter aiutare coloro che vivono con noi o che incontriamo nel nostro quotidiano. Donaci lo Spirito di Gesù che ci faccia sentire tuoi figli e che ci aiuti a vivere la gioia di essere fratelli riconoscendo te come unico nostro Padre. Te lo chiediamo per intercessione del tuo Figlio e nostro fratello, Gesù Cristo, che vive e regna con te e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen
Canto
Il Messaggio di Papa Francesco inizia con il riconoscimento della dimensione sociale della persona umana come dimensione creaturale, essenziale dell’uomo, “il quale è un essere relazionale”, con un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri. L’uomo si è allontanato dal progetto iniziale di Dio interrompendo la comunione con Lui, e si è smarrito; questo ha prodotto frutti di morte quali la “globalizzazione dell’indifferenza” , gravi lesioni dei diritti umani fondamentali, una “mentalità dello scarto” che fa considerare “inutili” le persone non produttive ed emargina milioni di persone sotto vari pretesti.
Dal Messaggio per la Giornata Mondiale per la pace (2014) di Papa Francesco:
Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare.
Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura. E occorre subito ricordare che la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore.
Il numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri.
Preghiamo, insieme con il beato Giovanni XXIII, lo Spirito Santo perché lui che ci ha chiamato a vivere come fratelli, plasmi tutto il nostro essere perché in ogni circostanza ami e agisca fraternamente verso ogni uomo.
O Santo Spirito Paraclito, perfeziona in noi l’opera iniziata da Gesù: rendi forte e continua la preghiera che facciamo in nome del mondo intero; accelera per ciascuno di noi i tempi di una profonda vita interiore: dà slancio al nostro apostolato che vuol raggiungere tutti gli uomini e tutti i popoli, redenti dal sangue di Cristo e tutti sua eredità.
Mortifica in noi la naturale presunzione e sollevaci nelle regioni della santa umiltà, del vero timor di Dio, del generoso coraggio.
Che nessun legame terreno ci impedisca di far onore alla nostra vocazione: nessun interesse, per ignavia, mortifichi le esigenze della giustizia: nessun calcolo riduca gli spazi immensi della carità dentro le angustie dei piccoli egoismi.
Tutto sia grande in noi: la ricerca e il culto della verità, la prontezza al sacrificio sino alla croce e alla morte; e tutto, infine, corrisponda alla estrema preghiera del Figlio al Padre celeste; e a quella effusione che di te, o Santo Spirito di Amore, il Padre e il Figlio vollero sulla Chiesa e sulle sue istituzioni, sulle singole anime e sui popoli.
Spirito di Gesù converti il nostro cuore perché amiamo e agiamo come fratelli verso ogni uomo, rispettando sempre la dignità di ogni uomo. Amen
Canto
La via della fraternità è una via riconosciuta da tutti nella Chiesa e nella società come unica via per un realistico cambiamento nelle relazioni tra le persone e tra i popoli. Ma poi si deve constatare lo scarto tra quello che si ritiene una cosa buona e la sua concreta realizzazione. Vengono in mente le parole di S. Paolo che dice: “In me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo” ( Rm 7,18 ).
Dal Messaggio per la Giornata Mondiale per la pace (2014) di Papa Francesco:
L’uccisione di Abele da parte di Caino attesta tragicamente il rigetto radicale della vocazione ad essere fratelli. La loro vicenda (cfr Gen 4,1-16) evidenzia il difficile compito a cui tutti gli uomini sono chiamati, di vivere uniti, prendendosi cura l’uno dell’altro. Caino, non accettando la predilezione di Dio per Abele, che gli offriva il meglio del suo gregge – «il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta» (Gen 4,4-5) – uccide per invidia Abele. In questo modo rifiuta di riconoscersi fratello, di relazionarsi positivamente con lui, di vivere davanti a Dio, assumendo le proprie responsabilità di cura e di protezione dell’altro. Alla domanda «Dov’è tuo fratello?», con la quale Dio interpella Caino, chiedendogli conto del suo operato, egli risponde: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» (Gen 4,9). Poi, ci dice la Genesi, «Caino si allontanò dal Signore» (4,16).
Occorre interrogarsi sui motivi profondi che hanno indotto Caino a misconoscere il vincolo di fraternità e, assieme, il vincolo di reciprocità e di comunione che lo legava a suo fratello Abele. Dio stesso denuncia e rimprovera a Caino una contiguità con il male: «il peccato è accovacciato alla tua porta» (Gen 4,7). Caino, tuttavia, si rifiuta di opporsi al male e decide di alzare ugualmente la sua «mano contro il fratello Abele» (Gen 4,8), disprezzando il progetto di Dio. Egli frustra così la sua originaria vocazione ad essere figlio di Dio e a vivere la fraternità.
Il racconto di Caino e Abele insegna che l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono.
Preghiere di intercessione
All’inizio di un nuovo anno Signore, guidati dalla parola di Papa Francesco, a nome di tutta l’umanità ti chiediamo di aver misericordia di noi e di guarirci dal male dell’egoismo, della violenza e dell’oppressione dei più poveri che è anche oggi “accovacciato alla nostra porta”
Ti preghiamo: Signore, pietà!
In Cristo Gesù ci hai fatto dono della tua paternità: in Lui siamo tutti tuoi figli e siamo chiamati a vivere una fraternità aperta a tutti. Ogni uomo è accolto e amato come figlio di Dio, come fratello, non come un estraneo, non come un nemico e non vi sono “vite di scarto”. Per tutti gli uomini che combattono i fratelli con la violenza delle armi o con politiche ingiuste e che calpestano la loro dignità
Ti preghiamo: Signore pietà!
Da anni si fanno progetti per ridurre la povertà, ma la povertà è in crescita ed assume forme nuove. Poni Signore nel cuore dei ricchi una ferma volontà di condividere i beni con i poveri, di collaborare a creare un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale ogni persona ed ogni famiglia abbia il necessario per una vita dignitosa. Per tutte le nostre resistenze e le nostre chiusure
Ti preghiamo: Signore,pietà !
La fraternità genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra bene dei singoli e bene comune. Ma l’egoismo si inserisce nei rapporti tra gli uomini e produce sia molte forme di corruzione e sia la formazione di organizzazioni criminali che logorano in profondità la legalità e la giustizia. La nostra indifferenza e la nostra ignavia ci rendono complici di questo cancro della vita sociale
Ti preghiamo: Signore, pietà!
Canto
La fraternità ci interpella personalmente, chiamandoci ad uscire dalla cultura centrata sul nostro egoismo e di conseguenza sulla violenza e sullo scarto e ad entrare nel gioioso impegno di quel farci prossimo che si prende cura dell’altro che è riconosciuto fratello. Molti anche fuori della Chiesa riconoscono questa necessità. Noi che abbiamo avuto in dono la fraternità come riferimento della nostra vita quotidiana, siamo chiamati a testimoniare che è possibile con l’aiuto dello Spirito, vivere come fratelli.
Dal Messaggio per la Giornata Mondiale per la pace (2014) di Papa Francesco:
Sorge spontanea la domanda: gli uomini e le donne di questo mondo potranno mai corrispondere pienamente all’anelito di fraternità, impresso in loro da Dio Padre? Riusciranno con le loro sole forze a vincere l’indifferenza, l’egoismo e l’odio, ad accettare le legittime differenze che caratterizzano i fratelli e le sorelle?
Parafrasando le sue parole, potremmo così sintetizzare la risposta che ci dà il Signore Gesù: poiché vi è un solo Padre, che è Dio, voi siete tutti fratelli (cfr Mt 23,8-9). La radice della fraternità è contenuta nella paternità di Dio. Non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (cfr Mt 6,25-30). Una paternità, dunque, efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa.
In particolare, la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. La croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli. Gesù Cristo, che ha assunto la natura umana per redimerla, amando il Padre fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), mediante la sua risurrezione ci costituisce come umanità nuova, in piena comunione con la volontà di Dio, con il suo progetto, che comprende la piena realizzazione della vocazione alla fraternità.
Al termine del nostro incontro ci uniamo alla preghiera di Papa Francesco alla Vergine Maria “stella della nuova evangelizzazione”. A Lei affidiamo la nostra vita, le nostre Fraternità: perché i nostri passi vadano sempre verso la Pace.
Preghiamo con Tonino Bello
Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita
Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche Tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un compagno grande come Te!
Ti chiedo perdono, Signore, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a navigare nel cielo.
Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva.
Concludiamo con la preghiera del Padre nostro.
Scambiamoci un segno della pace: la pace che viene da Gesù, ma che è portata ai fratelli anche dalla nostra amicizia e dal nostro renderci vicini a loro.
Su tutti noi scenda la benedizione del Signore e venga ad abitare in noi la certezza dell’amore di Dio.
Il Signore ci benedica e ci custodisca, mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi.
Rivolga a noi il suo sguardo e ci dia pace.
Il Signore ci benedica e renda le nostre fraternità testimonianze di rapporti nuovi per l’edificazione della pace nel mondo.
Canto finale