La nostra preghiera in questa “cinquantina” di Pasqua non può non tener conto delle situazioni particolari che tutto il mondo sta vivendo. Siamo invitati, anche per la sovrabbondanza del colore bianco che prepotentemente si impone nella liturgia di questo tempo, a gioire, a vivere nella speranza che finalmente qualcosa di nuovo possa nascere nel cuore degli uomini: che il cuore di pietra di tanti responsabili della vita dei popoli venga sostituito dal cuore di carne, che l’odio e la vendetta cedano il passo all’andare verso l’altro, che il desiderio di costruire insieme prevalga sugli interessi particolari.
Gesù ci assicura che se ci mettiamo insieme e preghiamo il Padre verremo ascoltati perché “niente è impossibile a Dio” e che se in  noi ci sarà un po’ di fede, diremo a questa pianta “gettati in mare” e questo avverrà. Allo stesso tempo ogni giorno i fatti della cronaca ci fanno spettatori di crudeltà assurde, di ingiustizie inaudite che condanneranno questa nostra cosiddetta civiltà presso le generazioni future. Ma questa triste realtà non dovrà uccidere la nostra speranza perché noi abbiamo un Padre che ha dato il suo unico Figlio per noi, abbiamo un Fratello che volontariamente ha versato il suo Sangue per noi e ha sconfitto i nostri nemici.

 

 

                                                                 Veglia di preghiera

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Preghiamo:
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio Unigenito, hai vinto la morte e ci hai aperto il passag-
gio alla vita eterna, concedi a noi, che con gioia e gratitudine, stiamo celebrando la Resurre-
zione del Signore, di rinascere continuamente nella luce della vita, rinnovati dal tuo Spirito.
Concedici che rinati dall’unico Battesimo e animati dall’unica fede, esprimiamo nelle opere
l’unico amore. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Canto

Gesù conosce i suoi Discepoli e sa come per loro è difficile credere alla sua Resurrezione ed al-
lora con immensa tenerezza appare frequentemente a loro, entra a porte chiuse, parla con loro,
mangia davanti a loro, si fa toccare da Tommaso e sempre augura la Pace. La stessa cura ha Gesù
per noi perché oggi possiamo testimoniare al mondo la sua Resurrezione.

 

Dal Vangelo Secondo Giovanni (20, 19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove
si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace
a voi!” Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Disse Gesù loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto
questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati,
saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”.Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!” Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo
fianco, io non credo”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!“. Poi disse a Tom-
maso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e
non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!“ Gesù gli
disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno cre-
duto!”. Gesù in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in
questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio,
e perché, credendo abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.

 

Con le parole di Papa Francesco eleviamo a Gesù che, da solo, si è caricato di tutta la cattiveria
e di tutto il male dell’uomo, e ha sconfitto il potere del maligno, un inno di lode e di ringrazia-
mento.

O Cristo crocifisso e vittorioso, il tuo cammino verso il Calvario è la sintesi della tua vita, è
l’icona della tua obbedienza alla volontà del Padre; è la realizzazione del tuo infinito amore
per noi peccatori; è la prova della tua missione; è il compimento definitivo della rivelazione e
della storia della Salvezza. Il peso della Croce ci libera da tutti i nostri fardelli. Nella tua ob-
bedienza alla volontà del Padre, noi ci accorgiamo della nostra ribellione e disobbedienza. In
te venduto, tradito e crocifisso dalla tua gente e dai tuoi cari, noi vediamo i nostri quotidiani
tradimenti e le nostre consuete infedeltà. Nella tua innocenza, Agnello immacolato, noi ve-
diamo la nostra colpevolezza. Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato e sfigurato, noi vediamo
tutta la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della tua Passione noi vediamo la crudeltà
del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti abbandonato, noi vediamo tutti gli ab-
bandonati dai familiari, dalla società, dall’attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo scarni-
ficato, squarciato e dilaniato, noi vediamo i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade,
sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Portaci a trasformare la nostra
conversione fatta di parole, in conversione di vita e di opere. Portaci a custodire in noi un ri-
cordo vivo del tuo volto sfigurato, per non dimenticare mai l’immane prezzo che hai pagato per
liberarci. Insegnaci che la Croce è la via alla Resurrezione. Insegnaci che il Venerdì santo è la
strada verso la Pasqua della luce. Insegnaci anche a non stancarci mai di chiedere il perdono
e di credere nella misericordia senza limiti del Padre.

 

Canto

 

La Passione di Gesù è anche un insegnamento per la nostra vita. La sua strada è anche la nostra
strada: “ Se il seme non muore” non produce il germoglio e la spiga non viene su. Innestati come
tralci alla sua vite, siamo chiamati a condividere i suoi pensieri e ad imitare le sue azioni.

Dai discorsi di Papa Francesco
Dice Gesù: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi
(Gv 15,12). E, pensando al sacrificio della croce ormai imminente, aggiunge: “Nessuno ha un
amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici se fate ciò
che io vi comando “. Queste parole, pronunciate durante l’Ultima Cena, riassumono tutto il
messaggio di Gesù; anzi, riassumono tutto ciò che Lui ha fatto: Gesù ha dato la vita per i suoi
amici. Amici che non lo hanno capito, che nel momento cruciale lo hanno abbandonato, tradito
e rinnegato. Questo ci dice che Egli ci ama pur non essendo noi meritevoli del suo amore: così
ci ama Gesù! In questo modo, Gesù ci mostra la strada per seguirlo, la strada dell’amore. Il suo
comandamento non è semplice precetto, che rimane sempre qualcosa di astratto o di esteriore
riguardo alla vita. Il comandamento di Cristo è nuovo perché Lui per primo lo ha realizzato, gli
ha dato carne, e così la legge dell’amore è scritta una volta per sempre nel cuore dell’uomo (cfr
Ger 31,33). E come è scritta? È scritta con il fuoco dello Spirito Santo. E con questo stesso
Spirito che Gesù ci dona, possiamo camminare anche noi su questa strada! È una strada con-
creta, una strada che ci porta a uscire da noi stessi per andare verso gli altri. Gesù ci ha mo-
strato che l’amore di Dio si attua nell’amore del prossimo. Tutti e due vanno insieme. Le pagine
del Vangelo sono piene di questo amore: adulti e bambini, colti e ignoranti, giusti e peccatori
hanno avuto accoglienza nel cuore di Cristo. È proprio l’amore di Cristo che lo Spirito Santo
riversa nel nostro cuore.

 

Come ci suggerisce Gesù, nel suo nome, rivolgiamoci al Padre quando le difficoltà della vita pe-
sano su di noi e abbiamo la certezza di non farcela da soli. Lui conosce i nostri problemi e tut-
tavia ama la nostra intercessione, la nostra fiducia piena di noi suoi figli che come bambini
ricorriamo a Lui e diciamo: Manda, o Padre, lo Spirito Santo promesso dal tuo Figlio!

Padre santo, ti ringraziamo perché nonostante la nostra miseria tu ci mantieni nel cuore la spe-
ranza dal momento che tra noi c’è anche il tuo Figlio, c’è anche Maria, ci sono i tuoi Santi. Essi
ci riparano e ci proteggono davanti alla tua misericordia. Con tristezza vediamo morire migliaia
di persone indifese, vediamo la violenza di cuori induriti accecati dall’odio e da egoismi, vediamo
la distruzione di tutto e il nero prodotto dai bombardamenti. Padre, da soli non ce la facciamo. Manda, o Padre, lo Spirito promesso da tuo Figlio!

Padre, ti preghiamo di dare inizio ad una trasformazione dei cuori dei responsabili di rapporti
tra i popoli: cambia il loro cuore, rendili capaci di volere il bene comune, di amare i diritti dei
poveri e degli scartati dalla vita. Fa che in cima ai loro pensieri ci sia la pace e non il maggior pro-
fitto. Come hai fatto alcune volte in passato, manda a noi persone giuste, che ricerchino seria-
mente il bene del popolo. Manda, o Padre, lo Spirito promesso da tuo Figlio!

Padre, ti preghiamo di venire a risanare le relazioni dentro le nostre famiglie. Come nella fami-
glia di Nazareth, ci sia il rispetto della vita e della vocazione di ognuno dei componenti, ci sia in
ciascuno cortesia e spirito di servizio, ci sia pace. Manda, o Padre, lo Spirito promesso dal tuo Figlio!

 

Canto

Dagli scritti di Don Tonino Bello
Il Calvario non è soltanto la fontana della Carità. Non è solo l’acquedotto della Speranza, ma è
anche la sorgente della Fede. Per quale motivo? Fede significa abbandono: “Padre mio, mi abban-
dono a te”. Sul Golgota Gesù ha compiuto l’atto supremo di fede nei confronti del Padre. Sul Gol-
gota risplende la fede di Maria, che quando Gesù emette l’ultimo sospiro, rimane l’unica a illuminare
la terra per tutto il venerdì e il sabato santo. Il Calvario è il luogo della fede. Ma anche per noi,
il nostro piccolo calvario, quello che si racchiude nel perimetro di quattro pareti, deve essere il
luogo della fede, della fiducia, del nostro abbandono in Dio. C’è una preghiera molto bella di Char-
les de Foucauld che traduce questo abbandono: “Padre mio, io mi abbandono a Te. Fa’ di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa Tu faccia io ti ringrazio! Sono pronto a tutto, purché la tua volontà
sia fatta in me e in tutte le tue creature. Io non desidero altro, mio Dio! Rimetto la mia anima nelle
tue mani. Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. Ed è per me una ne-
cessità di amore donarmi e rimettermi nelle tue mani, senza misura, con infinita fiducia perché
tu mi sei Padre”. È una preghiera che sa di gioia, di luce, di pace, di conforto non soltanto per noi,
ma anche per coloro che stanno bene e non hanno problemi [ … ] È il giorno in cui vogliamo fare un
accaparramento grande di fede in modo da distribuirla a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Nelle vicende della morte e resurrezione di Gesù Maria occupa un posto particolare. Intanto lei
non fugge: sta lì sotto la croce, con grande forza accoglie la morte del figlio, soffre con Lui; ma
nel cuore porta anche la parola: “Il terzo giorno risorgerò!”. I Vangeli non ci dicono se Gesù è apparso anche a lei come a Maria Maddalena e ai discepoli; ma lei sa che Gesù è vivo e lei è la “donna
del terzo giorno”. Con Tonino Bello, nonostante la contrarietà delle situazioni dei nostri giorni, af-
fidandoci alla speranza che il Risorto è lievito nuovo dentro la storia, anche noi vogliamo pregare:
Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l’annuncio che è Pasqua pure
per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte[…] Solo tu ci puoi assicurare che la morte è
stata uccisa davvero, perché l’hai vista esanime a terra. Santa Maria, donna del terzo giorno, do-
naci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie
dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepusco-
lari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga
sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli
arretrati dovute ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle vio-
lenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera. Santa
Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sem-
pre, in un angolo, le bende del nostro peccato. A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di
pane, confortaci con il vino nuovo della gioia e con gli azzimi pasquali della solidarietà. Donaci un
po’ di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal
bacio della vigliaccheria. Preservaci dall’egoismo. E fa’ che, nelle frequenti carestie di felicità che
contrassegnano i nostri giorni, non smettiamo di attendere con fede colui che verrà finalmente
a “mutare il lamento in danza e la veste di sacco in abito di gioia”.

 

Rinnovando la carità che ci unisce e ci rende fratelli, confrontiamo la nostra vita a quella dei cri-
stiani della comunità di Gerusalemme di cui ci parlano frequentemente gli Atti degli Apostoli
che leggiamo nelle celebrazioni eucaristiche.

Preghiamo il Padre uniti tra noi e con Gesù che sta
con noi: Padre nostro!

La Pace del Signore riempia il nostro cuore!

E su tutti noi scenda la Benedizione del Signore: Il Signore ci benedica e ci custodisca; mostri
a noi il suo volto e abbia misericordia di noi. Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace. Il
Signore ci benedica!
Amen

 

Canto finale

Fraternità Francescana Frate Jacopa – Preghiera mese di aprile 2024