In questa nostra preghiera, davanti al Signore, vogliamo riflettere su un aspetto importante della nostra vita sulla terra: il lavoro. Siamo sollecitati a questa riflessione anche dalla Lettera Apostolica di Papa Francesco “Patris Corde” che ci riporta in presenza la meravigliosa figura di S. Giuseppe “Patrono dei lavoratori”: da lui Gesù imparò “il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Almeno per 18 anni Gesù, a Nazaret, ha fatto il lavoratore, è diventato veramente uomo esercitando un mestiere, ha maturato la sua incarnazione condividendo precarietà e fatica con il padre S. Giuseppe artigiano. In questo modo Gesù ha fatto la volontà del Padre nella umiltà e nel silenzio. In questi ultimi due anni stiamo vivendo un tempo di trasformazione ed anche di disorientamento nei nostri rapporti sociali: è necessario reimparare il significato dell’attività umana e comprenderne la dignità e la necessità per ogni persona.
Veglia di preghiera
Presidente: Iniziamo la nostra preghiera nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Signore Gesù morto in croce, vincitore della morte e del potere del maligno, sia con tutti noi e ci conceda il suo Santo Spirito per poter fare una preghiera attenta e piena di fede.
Preghiamo:
O Dio, creatore dell’universo che hai chiamato l’uomo a governare con il suo lavoro le vicende della vita sulla terra, esaudisci le nostre preghiere e concedi che tutti gli uomini abbiano un lavoro dignitoso che favorisca la loro piena maturazione e, nella solidarietà con tutti gli altri, possano servire il progresso umano di tutti i fratelli. Amen
Canto
Il Papa Francesco ha scritto una lettera apostolica “Patris corde” per condividere con noi “alcune riflessioni personali sulla straordinaria figura di S. Giuseppe, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi”. Il Papa vede in S. Giuseppe l’umile uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. S. Giuseppe, in questo tempo di pandemia, ci rappresenta tutte quelle persone comuni che nel silenzio hanno lavorato per cercare di salvare tutta l’umanità.
Dalla Lettera Apostolica “Patris Corde” di Papa Francesco
In questo nostro tempo […] è necessario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui S. Giuseppe è esemplare patrono. Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l’avvento del Regno, sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole a servizio della società e della comunione; il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per se stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia […] La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che ci circonda. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprirne il valore, l’importanza e la necessità in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di S. Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. La perdita del lavoro che colpisce tanti fratelli e sorelle, e che è aumentata negli ultimi tempi a causa della pandemia di Covid-19, dev’essere un richiamo a rivedere le nostre priorità.
Il Signore ci affida il compito di liberare il lavoro dalla morsa del guadagno innanzitutto e di ridare alla nostra attività la dignità di attività veramente umana.
Preghiamo con S. Giovanni Paolo II:
Prego Dio ardentemente per il bene di tutti: perché siano realizzate le vostre giuste aspirazioni: perché siano superati i momenti ed i motivi di crisi; perché il lavoro non sia mai una alienazione per nessuno; perché, al contrario, esso sia da tutti onorato come merita, che vi trionfi la giustizia e ancor più l’amore; perché l’ambiente di lavoro sia realmente a misura d’uomo, e l’uomo possa apprezzarlo come un prolungamento della propria famiglia; perché il lavoro aiuti l’uomo ad essere più uomo; e perché, con l’impegno di tutti, si possa raggiungere la costruzione di una nuova società e di un mondo nuovo, nella piena attuazione della giustizia, della libertà e della pace.
Canto
Nella Lettera Enciclica “Laudato sì“ Papa Francesco ha trattato i vari aspetti della cura della casa comune che è la nostra terra. Parte importante di questa cura è l’attività umana che è la partecipazione più diretta, il darsi da fare dell’uomo che mette la sua creatività, la sua fatica a frutto perché la creazione vada avanti e sia fonte del sostentamento necessario per le persone e per le loro famiglie.
Dalla lettera Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco (124-128)
In qualunque impostazione di ecologia integrale, che non escluda l’essere umano, è indispensabile integrare il valore del lavoro […]. Ricordiamo che, secondo il racconto biblico della creazione, Dio pose l’uomo nel giardino non solo per prendersi cura dell’esistente (custodire), ma per lavorarvi affinché producesse frutti (coltivare). Così gli operai e gli artigiani “assicurano la creazione eterna” (Sir 38,34). In realtà, l’intervento umano, che favorisce il prudente sviluppo del creato è il modo più adeguato di prendersene cura, perché implica il porsi come strumento di Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha inscritto nelle cose […] Non parliamo solo del lavoro manuale o del lavoro della terra, bensì di qualsiasi attività che implichi qualche trasformazione dell’esistente, dall’elaborazione di uno studio sociale fino al progetto tecnologico […] Il lavoro dovrebbe essere l’ambito di un multiforme sviluppo personale, dove si mettono in gioco molte dimensioni della vita: la creatività, la proiezione nel futuro, lo sviluppo delle capacità, l’esercizio dei valori, la comunicazione con gli altri, un atteggiamento di adorazione […]. Il lavoro è una necessità della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale.
Il lavoro attività nobile e importante, porta in sé anche tanti pericoli e nel suo ambito si possono nascondere egoismi, sopraffazioni e violenza. Rivolgiamo la nostra preghiera a Gesù che imparò dal padre il lavoro rispettoso, utile, servizievole e da lui comprese la necessità del lavoro per la vita della famiglia.
Preghiamo insieme: Signore, rendi dignitoso il nostro lavoro!
Signore, ti preghiamo per le tante persone che in questa pandemia hanno perso il lavoro e in molte circostanze sono caduti insieme alla loro famiglia in una estrema povertà. Signore aiuta queste persone a trovare una via per porre rimedio a questa pesante situazione; aiuta la società tutta a provvedere per efficaci politiche del lavoro. Preghiamo: Signore, rendi dignitoso il nostro Lavoro!
Signore, ti preghiamo per coloro che nell’ambito del lavoro subiscono esclusioni, ingiustizie, violenze e non vedono riconosciuti i loro diritti e vivono una continua oppressione. Signore aiutaci ad aprire gli occhi e ad avere cura delle condizioni di lavoro. Preghiamo: Signore, rendi dignitoso il nostro lavoro!
Signore, aiutaci a costruire tra noi relazioni buone, positive, che facciano fiorire le varie potenzialità che tu hai sparso in tutti noi e così il nostro stare sulla terra porti frutti e renda sempre più fraterno il nostro vivere sociale. Preghiamo: Signore, rendi dignitoso il nostro lavoro!
Signore, guida le decisioni dei datori di lavoro perché diano la precedenza alla salute e alla dignità delle persone e non si facciano guidare dalla prospettiva di maggiori guadagni; curino con diligenza anche la salubrità dei luoghi e la sicurezza delle tecniche di lavoro. Preghiamo: Signore, rendi dignitoso il nostro lavoro!
Signore, per spendere meno possibile si costringono al lavoro minorenni sottopagati, oppure si fanno orari disumani. A volte si rapinano interi territori togliendoli alle popolazioni autoctone che vengono così private della possibilità di svolgere la propria attività lavorativa e di trarne il necessario per vivere. Preghiamo: Signore rendi dignitoso il nostro lavoro!
Canto
Sappiamo tutti quale grande stima e quale dignità ha dato al lavoro S. Benedetto ponendo a fondamento della vita dei monaci la preghiera e lo studio con il lavoro (ora et labora). Anche il padre S. Francesco ha una visione profonda e rivoluzionaria del lavoro. La possiamo trovare nei suoi scritti: nella Regola e nel Testamento. Nel Testamento S. Francesco offre il modello della sua vita come ultima volontà ed eredità ai frati; in esso troviamo delineato il proclama francescano del lavoro. Nei nostri giorni il lavoro richiede garanzie e diritti, il lavoro deve essere remunerato, ma l’esemplarità di S. Francesco sul modo di lavorare e sulle relazioni tra coloro che lavorano hanno una grande attualità e sono fondamentali per un nuovo modo di vivere l’amicizia sociale e contribuire al conseguimento del bene comune dell’intera famiglia umana.
Dagli Scritti di San Francesco
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e devozione, così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali. Come ricompensa del lavoro ricevano le cose necessarie al corpo per sé e per i loro fratelli, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà. (RB 5). E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore, chiedendo l’elemosina di porta in porta (Testamento di S. Francesco).
Uniamoci al Santo Padre che nel mese dedicato alla Madonna, ci propone di unirci in preghiera con tutti i fedeli e con tutte le persone di buona volontà, per affidare nelle mani della nostra Madre santa l’umanità intera, duramente provata da questo periodo di pandemia.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che attanagliano il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione.
O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro.
Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio divino, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia.
Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro eroica fatica e dona loro forza, bontà e salute.
Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati e ai sacerdoti che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti.
Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus. Assisti i responsabili delle Nazioni perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà.
Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro.
Madre amatissima, fa’ crescere nel mondo il senso di appartenenza a un’unica grande famiglia, nella consapevolezza del legame che tutti unisce perché con spirito fraterno e solidale veniamo in aiuto alle tante povertà e situazioni di miseria. Incoraggia la fermezza della fede, la perseveranza nel servire, la costanza nel pregare.
O Maria, consolatrice degli afflitti, abbraccia tutti i tuoi figli tribolati e ottieni che Dio intervenga con la sua mano onnipotente a liberarci da questa terribile epidemia, così che la vita possa riprendere in serenità il suo corso normale. Ci affidiamo a Te, che risplendi sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza. Amen.
Concludiamo la nostra preghiera rivolgendoci a Dio che è nostro Padre: Padre nostro!
La pace del Signore, che sempre Gesù augura ogni volta che visita i suoi Apostoli, sia sempre con noi!
E su tutti noi scenda la benedizione del Signore: Il Signore ci benedica e ci custodisca, volga a noi il suo sguardo pieno di misericordia, il Signore ci dia pace. Amen
Canto finale